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Si torna spesso sull'anticipo di questa sera tra Juventus e Milan, ma Leonardo è categorico: "Non voglio che niente tolga l'attenzione dalla nostra partita, neppure Juventus-Milan. Noi dobbiamo giocare domani e vincere. La tensione per me è solo sulla nostra partita e abbiamo bisogno di riprendere e migliorare il nostro ritmo. Sono contento solo se vinciamo noi, non voglio che nulla ci tolga la concentrazione. Non guardiamo i risultati degli altri, non voglio entrare in questo gioco. Non possiamo essere condizionati dai risultati altrui, nessuno di noi deve pensarci. Non dobbiamo farci condizionare".
Un giudizio su Thiago Motta davanti alla difesa: "Sono tutti commenti legati a luoghi comuni. Un giocatore che siamo abituati a vedere in una posizione, dove si pensa dia più sicurezza, sembra che non possa giocare altrove. Cambiasso, Thiago Motta e Stankovic hanno giocato tutti e tre in quel ruolo e anche in altre posizioni a seconda delle partite e facendo comunque bene e segnando. Non la vedo così, preparo, gara dopo gara, secondo a quello che penso sia meglio per la squadra in fase di costruzione e in fase difensiva. Thiago Motta, ad esempio, con il Bayern Monaco ha fatto una gara straordinaria a livello difensivo in un contesto difficilissimo, e Cambiasso, se ci pensate, ha dei tempi di inserimento offensivo incredibili".
Il tomentone di questi giorni è se i veri milanesi sono più interisti o milanisti, Leonardo risponde: "Vivendo entrambe le realtà, credo che entrambe le parti si sentano più dell'altra identificate con la città dal proprio punto di vista. E lo si fa perchè un tifoso ha passato una vita guardando solo ad una cosa. Questo è bellissimo e non credo ci sia una città così dove esistano più coinvolgimento e senso di appartenenza ad una squadra. Quello che fa la differenza, poi, è che qui la suddivisione è così equa che si sta anche a discutere mentre in altri possi non lo si può fare. E questo è bellissimo. La parte più bella è quella sociale: si può vincere o perdere come entrambe le squadre hanno fatto in questi 100 anni, ma questo senso di appartenenza e quello che la gente prova a livello emotivo è la grande soddisfazione di chi, più di un secolo fa, ha creato queste squadre. Riuscire a mantenere intatta la stessa passione di più di cento anni fa, è il vero orgoglio di ogni presidente, da quello attuale a coloro che sono passati".
Giampaolo Pazzini ha avuto un inizio devastante, ora è un po' calato?: "Per prima cosa dico che per lui è ancora l'inizio. Che mi aspetto da lui? Semplicemente quello che sta facendo. Parlate di inizio devastante perchè, appena arrivato e solo dopo due allenamenti, è entrato in campo segnando due gol in un tempo e procurando un rigore in una gara dove eri sotto due a zero. E più devastante di così forse non si può, ma sarebbe anormale se facesse così tutte le partite. Sta facendo non bene, di più: è un riferimento importante per la squadra e fa movimenti decisivi. Ma non solo Pazzini, tutto il reparto offensivo sta giocando alla grande".
Tiene banco l'aggressione a José Mourinho: "Ci siamo messaggiati, ma non gli ho chiesto dell'aggressione perchè sapevo che era tutto ok. Il mio rapporto con José è sempre molto franco, lui è ed è stato molto importante per me. Ma mai confondiamo le cose e nessuno si permette di entrare nel lavoro dell'altro. E questa è una cosa molto nobile soprattutto da parte sua perchè io non conosco l'ambiente Real Madrid mentre lui conosce molto bene la realtà Inter. Nonostante questo lui è molto rispettoso nei miei confronti e non si permette mai di andare oltre a nulla. Comunque so che lui a sta bene e sta vivendo una grande sfida personale".
L'Inter ha ancora fame dopo aver vinto tantissimo negli ultimi cinque anni? Leonardo ha solo certezze in merito: "Se la risposta non fosse sì, questa squadra non avrebbe avuto la reazione che ha avuto neggli due mesi da quando sono qui. Ogni annata ha la sua storia. Allora il Napoli, che è tantissimo che non vince, dovrebbe avere più fame di Inter e Milan? Sono tante piccole cose, siamo rientrati nel gruppo che lotta e abbiamo le motivazioni a mille. E come con i figli, sei felice per il primo come per l'ultimo. Qui c'è una grande voglia di fare tanti figli".
Il dubbio è se ottanta punti possano bastare per vincere lo scudetto: "Valutare il calendario non è mai andato molto bene. È impossibile dire perdo questa e vinco questa... Ogni partita vale tre punti ed è da vincere. Pensiamo a noi, al nostro gioco e alla motivazione che c'è e che non può calare. Via i pensieri matematici, servono gioco e voglia di fare come stiamo facendo. Voglio solo che la mia squadra vada avanti così, con tanta motivazione e con il tanto orgoglio che c'è. Perchè i miei ragazzi vogliono dimostrare ancora tanto".
Sempre tanti giornalisti giapponesi per Yuto Nagatomo: "Credo che nel vostro paese dobbiate essere molto fieri di Yuto, in una situazione non semplice ha cancellato, in sole quattro partite, tutti i pregiudizi che potevano esserci. Questa è una cosa bellissima. Il mio ricordo più bello della mia esperienza nipponica? L'Ultima gara, non la scorderò mai. Non ero nè Pelé nè Maradona ma in Giappone ho vissuto una cosa che va oltre il calcio, una passione fantastica che si è manifestata nella mia ultima gara. È stato il rapporto più puro, umano e disinteressato che ho vissuto nel calcio".
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