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Intervenuta ai microfoni de Il Giornale, Letizia Moratti, ex sindaco di Milano, ha parlato così in vista del derby di questa sera: «Sono tifosa da quando ero ragazza, i derby sono sempre un momento importante nella vita di un tifoso. Quando ero ragazza andavo allo stadio, tornavo a casa regolarmente senza voce. Come lo vivo? Come lo vivono i tifosi, con affetto e speranza, che sia la nostra squadra a vincere. In ogni caso per la nostra città è un’altra imperdibile occasione per dare sfoggi di sé. Fino al 10 giugno, indipendentemente dall’esito del derby di Champions, Milano sarà di nuovo sotto gli occhi dell’Europa e del mondo con la possibilità di diventare fino alla primavera del 2024 “capitale“ europea del calcio. Sarà un’importantissima vetrina che può fare da volano per il turismo, la cultura, l’arte il commercio e in generale il tessuto produttivo».
Dove vedrà la partita questa sera?
«Resterò a casa, questa volta senza figli ma con alcuni amici tifosi. Avevo delle cene ma ho rifiutato».
Ha dei riti scaramantici?
«Da sempre devo stare seduta su una poltrona, sempre quella, per fortuna è comoda, ma non posso muovermi, devo restare immobile per tutta la partita perché è ritenuta un portafortuna. Mi posso alzare solo durante l’intervallo».
Preferisce vedere le partite a casa o allo stadio?
«Quando ero ragazza andavo allo stadio sempre. Appena ho avuto il permesso di uscire, era un momento di libertà con gli amici».
Poi?
«Poi l’abitudine è sempre stata quella di vedere la partita a casa con mio marito e con i miei figli. sempre stato un’occasione per riunirci, in famiglia e anche con gli amici. Poi stare a casa mi ha sempre creato meno apprensione. Si seguono meglio le azioni».
Ha sempre seguito le partite dell’Inter?
«La mia è una passione ereditaria. Fin da piccola. Mio papà e mia mamma erano interisti. Pensi che la mia mamma che adesso ha 99 anni, fino a 3 o 4 anni fa vedeva tutte le partite. Non solo. A proposito di riti scaramantici, mia suocera andava allo stadio sempre con lo stesso vestito, estate o inverno».
Una passione che ha dovuto conciliare anche con gli impegni politici. Non sempre facile.
«Seguire le partite dell’Inter ha sempre dipeso un po’ anche dai miei impegni. Da ministro sono riuscita molto meno, invece quando ero sindaco di Milano sì. Ricordo quando c’è stata la finale in Spagna e la vittoria dell’Inter... ricordo l’apprensione come sindaco perché non ero sicura se aprire o meno lo stadio per festeggiare. Anche un po’ per scaramanzia ma poi l’ho aperto...»
A proposito di stadio. Cosa ne pensa delle sorti di San Siro? Mantenere la struttura oppure no?
«Il Meazza è un simbolo della nostra città. D’altro canto capisco anche l’esigenza dei due club, di Milan e Inter di avere uno stadio più moderni e anche più funzionale alle esigenze di marketing. Però ci sono persino dei pittori come Alessandro Busci che nei suoi dipinti rappresenta San Siro».
Quindi restare.
«Sono due esigenze da mediare. Ci sono tante città che hanno due stadi».
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