Che allenatore era alla Lazio?
"Una persona empatica che entrava in confidenza con i giocatori e riusciva a tirare fuori il 100% da tutti. Un grande gestore. In allenamento si divertiva, faceva le partitelle insieme a noi e quando non vinceva rosicava anche un po'. Noi lo stuzzicavamo perché c'era confidenza, ci faceva ridere il modo in cui parla: ha questo vocione con accento veneto, ricordo che Lombardi lo imitava molto bene".
Che rapporto avevate?
"Io ero il suo capitano, mi chiedeva se c'era qualcosa che non andava nel gruppo, un consiglio o un parere su come vedevo i compagni. Avevamo una bella squadra, venivamo dallo scudetto dell'anno prima anche se purtroppo in quella stagione abbiamo perso la finale scudetto contro il Torino di Longo".
Il ricordo più bello?
"La Coppa Italia vinta contro la Fiorentina, ma in generale l'esperienza con Inzaghi è stata positiva sotto ogni punto di vista. Lo vedevo come un fratello maggiore".
Ci racconti un aneddoto di quel periodo?
"Nel 2014 abbiamo partecipato al Torneo di Viareggio (vinto dal Milan di Pippo Inzaghi, ndr), prima che iniziasse la competizione Inzaghi mi disse che se avessimo vinto mi avrebbe regalato un Porsche Cayenne".
Per cosa devi ringraziarlo?
"Per averlo incontrato. E' stato un piacere avere un allenatore come lui. Anche quando mi sono fatto male mi è sempre stato vicino con una telefonata e una parola di conforto che non è mai scontata e fa sempre bene".
Vi siete più sentiti?
"Quest'anno no, non gli ho scritto neanche dopo lo scudetto per non disturbarlo. L'anno scorso gli avevo chiesto se poteva aiutarmi per prendere dei biglietti per una partita di Champions e mi aveva detto che mi avrebbe dato una mano. Anche questi piccoli gesti fanno capire che persona è Simone Inzaghi".
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