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L’Inter che è stata, l’Inter di oggi e l’Inter che sarà. Sono le tre anime che si incontreranno stasera a San Siro, nella sfida contro il Livorno. Una partita che ha un significato ben oltre i 90’: è una svolta epocale. Massimo Moratti, totem dell’Inter che è stata. Certo, ci vorranno ancora almeno un paio di anni prima che lasci totalmente la società, ma stasera sarà l’ultima da patron, da “lìder Massimo”, mentre per il ruolo di presidente tutto verrà deciso nel prossimo CdA (si fa largo anche l’ipotesi del figlio Angelomario). Ieri intanto è arrivata la smentita di Roslan Roeslani, che secondo alcuni media aveva detto: «Moratti resterà presidente per ancora uno o due anni». Nonostante il socio di Thohir abbia ritrattato (dichiarando che «non ho alcun ruolo nella gestione e nella strategia del club, attività di competenza di Erick e dello stesso Moratti»), la strada che sarà percorsa sembra essere proprio quella.
CONFIDENZE - Intanto Massimo si è confidato con Sette, magazine del Corriere della Sera, in una lunga intervista, partendo da Zanetti («L’ho visto in una cassetta prima di prenderel’Inter quando lui giocava nell’Under 20 argentina, faceva cose che non avevo mai visto»), passando per Ronaldo («L’ho preso perché tutti pensavano fosse impossibile da acquistare») e Calciopoli («C’è stato un momento in cui vedevo davanti a me un muro non superabile, avevo capito che al massimo avremmo potuto concorrere per il secondo o terzo posto») fino alla decisione di cedere la società: «Nel 2011», dopo la vittoria della Coppa Italia, «ho pensato che fosse venuto il momento di trovare nuove soluzioni per il club. Ho cercato una soluzione che ci aprisse nuovi mercati. È stato giusto farlo. Non ho mai pensato di essere presidente a vita». L’Inter di oggi, invece, non può che essere quella di Walter Mazzarri, che stasera cercherà la continuità dopo la vittoria di Udine. Chiuse le polemiche su Campagnaro, il tecnico potrebbe schierare un’inedita difesa a 3 con Ranocchia, Rolando e Samuel («se Walter sta bene, gioca»). Confermate le scelte da centrocampo in su, con ancora panca per Kovacic, che per Mazzarri è «un potenziale fuoriclasse, deve però giocare 4/5 anni a certi livelli prima, facendo gol, assist e vincere la squadra. Gli serve tempo».
Ma quella contro il Livorno sarà anche una sfida con l’Inter che verrà. In prestito ai livornesi infatti ci sono quattro giovani su cui il club nerazzurro punta moltissimo e che potrebbero rappresentare la spina dorsale dei prossimi anni: Bardi, Mbaye, Duncan e Benassi, con i primi tre sicuri di partire titolari questa sera a San Siro e con il portierino protagonista anche nell’Under 21 già possibile alternativa nel caso,a fine stagione, arrivasse un’offerta importante per Handanovic. Giovani che alla prima vera stagione in A si stanno ritagliando un ruolo pesante e che anche lo stesso Mazzarri tiene d’occhio: «Seguiamo tutti i ragazzi in prestito, sono interessanti».
ERICK ARRIVA IL 14 - C’è poi un elemento che unisce queste tre anime nerazzurre, il passato (prossimo), il presente e il futuro. Il suo nome è Javier Zanetti, simbolo dell’Inter di Moratti, che oggi potrebbe tornare incampo a meno di 7mesi dalla rottura del tendine d’achille. Poi,a fine stagione, lo attende un posto dietro la scrivania: anche Thohir (giovedì a Milano) è d’accordo, ma non si conosce ancora il ruolo. L’unica cosa sicura è che Zanetti continuerà ad essere un simbolo, anche durante il «regno» indonesiano.
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