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Libero / Il City ha speso 5 volte di più dell’Inter, ma Pep pratica ‘maniavantismo’

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L'analisi del quotidiano a tre giorni dalla finale di Champions League tra il Manchester City e l'Inter di Inzaghi

Due facce della stessa medaglia del grande calcio europeo. La sfida tra Manchester City e Inter è tra "chi può spendere quanto vuole, al punto da aggirare anche i paletti della Uefa, contro chi non può più farlo, se è vero che da due anni Suning ha chiuso i rubinetti e obbligato l’Inter a cavarsela da sola”.

Se da una parte Marotta e Ausilio continuano ad andare a caccia di parametri zero e occasioni sul mercato, dall’altra Guardiola è abituato solo ad acquistare primizie.


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Il catalano pratica ‘maniavantismo’: “Se perdiamo non sarà un fallimento". Il quotidiano Libero analizza le rose:

“Svincolati tra i suoi undici? Zero. Tra quelli di Inzaghi? Ben tre - Onana, Calhanoglu, Mkhitaryan - più Dzeko pagato solo in bonus (2 milioni). L’Inter schiera un giocatore in prestito (Acerbi) e ne ha uno come dodicesimo uomo (Lukaku). Entrambi sono arrivati in estate perché non c’era la possibilità di acquistare cartellini importanti a titolo definitivo. Di calciatori in prestito, il City non ne ha nemmeno uno. I nerazzurri, per reggersi ad alti livelli, contano su risorse di proprietà altrui e sono costretti pure a valorizzarle; i Citizens creano valore solo per loro stessi senza poggiarsi su terzi”.

Poi spazio agli acquisti e alle cifre investite sul mercato:

"Degli undici titolari di Inzaghi, sei sono stati pagati meno di 5 milioni perché ai quattro sopracitati vanno aggiunti Darmian, 3,3 milioni al Parma, e Dimarco, 5 milioni di controriscatto al Sion dopo averlo allevato nel settore giovanile. Il terzino è un’altra stortura dovuta alle difficoltà economiche: l’Inter per anni ha dovuto vendere i migliori talenti per racimolare plusvalenze, proteggendosi con il diritto di riacquisto, quando concesso. Il City non ha dovuto fare altrettanto con Foden: se l’è tenuto in rosa, a buon rendere. Per completare l’undici meneghino restano Dumfries (13 milioni al Psv), Lautaro (25 al Racing), Bastoni (31 all’Atalanta) e Barella (45 al Cagliari). Sono cifre alte per gli standard attuali in serie A ma minime per una finalista di Champions, tant’è che i cartellini dei titolari dell’Inter sono costati 126 milioni, quasi quanto il City ha pagato il solo Grealish (117,5 all’Aston Villa)".

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E ancora:

“Il meno caro nella formazione di Guardiola è Akanji, per cui sono serviti “solo” 17 milioni in estate perché era ad un anno dalla scadenza del contratto. Infatti aveva provato a prenderlo anche l’Inter: a quella cifra sarebbe stato il quarto più costoso in campo mentre per gli inglesi è l’ultimo. Difficile essere altrimenti se si passa allegramente ai 27 milioni sborsati per capitan Gundogan, ai 40 per il portiere Ederson, ai 50 per Bernardo Silva, ai 55 per Stones e Walker, ai 60 (più 25 di bonus) per Haaland e ai 70 per un mediano come Rodri o un difensore come Dias. Lo scontrino dei prescelti da Pep recita 638 milioni, cinque volte quanto sborsato dal club milanese”.

A quantificare la differenza di rose tra Manchester City e Inter è il monte ingaggi: 75 milioni netti per i nerazzurri contro i 216 del City, quasi tre volte superiore a quello del club di Zhang.

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