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C'è il portiere «eroe» dell’Argentina agli ultimi Mondiali, Sergio Romero. Un campione del mondo, Zaccardo. Gente di prestigio come Guarin e Borriello e onesti carneadi come Hegazy e Alhassan. Sono gli «esuberi» della nostra Serie A: calciatori che sono rimasti nelle loro società nonostante fossero sul mercato. Potrebbero formare una squadra, anzi due: non hanno trovato sistemazioni altrove e adesso gravano sui bilanci delle loro squadre per una somma complessiva di oltre 30 milioni di euro netti. La corsa all’acquisto ha prodotto un effetto boomerang: il nostro campionato ha sempre meno soldi, però sempre più giocatori, legati a doppio filo ai club di appartenenza da contratti a lunga scadenza, con il risultato di organici sproporzionati che arrivano persino a 30 calciatori. È il caso della Lazio, che con 34 tesserati avrebbe dovuto piazzare almeno otto giocatori: operazione fallita e adesso Lotito dovrà sborsare oltre sette milioni lordi per gli «indesiderati». Del resto, se la nostra Serie A ha il braccino corto per i cartellini, compensa però con gli stipendi: nell’ultimo campionato il monte ingaggi ha sfiorato il milione di euro. E così si scopre che un giocatore come Borriello, da tempo aimargini della Roma, guadagna 4 milioni netti a stagione.
Un altro «esubero» d’oro è Guarin, con i suoi 2,3 annuali: dopo non aver trovato nessun acquirente per il colombiano, l’Inter adesso potrà decidere di farsi tornare utile il suo centrocampista. Come è il caso di Pepe per la Juve o Ljajic per la Roma, elementi che potrebbero persino ritagliarsi uno spazio inatteso. Non è il caso di giocatori come Motta (Juve), Sculli (Lazio), Ghezzal (Parma): giocatori totalmente fuori dal progetto tecnico dei rispettivi club, che nelle passate stagioni hanno saltabeccato dalla tribuna fissa a prestiti in altre realtà. Basti pensare a Salvatore Aronica, che, sotto contratto con il Palermo dal gennaio 2013, non ha giocato neppure una partita ufficiale nell’arco della scorsa stagione. Per concludere con Cristian Zaccardo, ai margini della truppa di Inzaghi, eppure determinante in uno scambio poi saltato: il suo no al trasferimento al Parma ha bloccato l'arrivo di Biabiany in rossonero. Finché c’è vita, c’è contratto.
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