Se è vero, come dicevano i latini, che nomen omen, nel caso di Mauro Icardi stavolta siamo al numerus omen. Quel 9 che porta sulle spalle è sì il voto che siprende in pagella dopo il derby consegnato alla sua Inter domenica scorsa, iscrivendola alla corsa scudetto con un’esultanza identica a Diego Milito (vedere i social per credere), ma rappresenta pure il manifesto della propria identità che passa attraverso il gesto dopo il rigore valso il clamoroso 3-2 sul Milan: la maglia nerazzurra sollevata con due dita come fosse un paramento sacro e consegnata idealmente a ognuno dei tifosi interisti del Meazza. Icardi centravanti vero, Icardi puntero dell’Inter, una produzione made in Argentina ma anche di più, un copione hollywoodiano scritto in casa, con la firma in calce di Wanda Nara, moglie, agente, complice.
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Libero – Icardi, il suo segreto sono Wanda e la famiglia. Adesso l’obiettivo…
Vita da atleta, Milano come base, il manager in casa: è la famiglia l’arma in più di Mauro
Eminenza bionda che nulla nasconde, secondo il quotidiano Libero Wandita è il training autogeno in tanga che ti indica la strada da seguire per il successo. Averne...«Milan svegliati, compra Icardi», twitta Balotelli: che botta ai “suoi” rossoneri. «Wanda Nara te amo», twittava Maurito confermando al mondo la loro liason,ma «Wanda Nara te amo» sarebbe pure l’incipit della letterina che ogni tifoso interista scriverebbe oggi alla procace señorita, capace di giostrarsi fra la cura quotidiana di cinque figli, la gestione degli affari del marito (un’industria: 20 milioni netti di ingaggio complessivo fino al 2021 dall’Inter, più i contratti personali con Nike, EA Sports, Pepsi e Philipp Plein) e ritagliarsi qualche minuto per concedersi alla rete,autoscatti bollenti che se una volta agitavano la piazza con le conseguenti malelingue («Cosa volete che combini Icardi con quella lì accanto?») oggi sono il lasciapassare per il paradiso («Visto cosa combina Maurito grazie a quella lì?»). Misteri della fede - calcistica - e del libero arbitrio del tifo. Anche lei è cresciuta, il momento da diva condito da uscite mediatiche frettolose quanto sfavillanti e magari imbarazzanti per Mauro sembra alle spalle.
Ai tempi del travagliato rinnovo di contratto, Wanda e Mauro erano stati spediti nel girone dei golosi, infernali mercenari che si erano messi in testa di monetizzare il senso di Mauro per il gol, un’affinità elettiva che dietro le vagonate di milioni rischiava di dissolversi nell’appagamento, nell’auto celebrazione a colpi di selfie con vista San Siro dall’attico con piscina o al volante di una Rolls Royce verniciata d’oro che neanche il più tamarro degli sceicchi. Mai previsione fu più dettata dall’invidia. Il «serpentesco» Icardi ha sempre rivendicato la legittimità di quel mega-contratto come un atto dovutogli ma solo perché fin dal principio è stato conscio del proprio valore, numero 9 autorizzato a chiamarsi bomber per meriti evidenti. Spalletti, uno che misura le parole perché ne conosce il potere, dopo due mesi che maneggiava Icardi ha sentenziato: «È di un’altra categoria.
Il primo gol con la Roma è stato eccezionale. Da fuori traspare una figura diversa da quella che è realmente. È un grandissimo professionista, un ragazzo semplice e generoso. Molti devono cambiare il giudizio su di lui». Dopo la litigata coni tifosi a Reggio Emilia e la contestata autobiografia, Mauro si era beccato il bando con tanto di richiesta di abdicare dal ruolo di capitano: «È indegno ». Esattamente il 16 ottobre di un anno veniva seppellito dai fischi durante Inter-Cagliari 1-2. Oggi, se l’Equipe 84 lo invitasse sul palco, canterebbe «Tutta mia la città».Quattro tiri e 3 gol nel derby (9 finora quest’anno) che hanno affondato l’altra parte cinese di Milano, in totale 164 presenze e 90 reti in Serie A. A soli 24 anni. Il grande paradosso? Ancora Mauro non ha mai segnato con l’Argentina e non ha mai giocato in Champions. Però, da domenica sera, in molti si saranno visti costretti a cambiare giudizio su Wanda, che invece di traviare il suo ragazzo sulle vie dell’autocompiacimento lo ha convinto di essere colui che può riportare l’ Inter a rimirar le stelle.
(Fonte: Tommaso Lorenzini, Libero 17/10/17)
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