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Anche Libero, nella sua edizione odierna, riprende la campagna BUU (Brothers Universally United) lanciata ieri dall'Inter sui social per combattere il razzismo. Questa la lettura del quotidiano: "Con la retorica e il buonismo da salotto ci si fa belli ma alla fine si combina poco nella lotta al razzismo e agli imbecilli che si appropriano degli stadi a colpi di cori demenziali. Affidarsi ad altri slogan forse non sarà la soluzione, l'Inter però decide di provarci, schierandosi contro le discriminazioni con una trovata di comunicazione sui social, in risposta alla bufera che l'ha travolta durante e dopo la partita contro il Napoli, quando gli ululati a Koulibaly (respinto il ricorso alla sua squalifica di due giornate rimediata proprio in quella gara) sono costati due turni a porte chiuse a San Siro. Tre lettere, un senso profondo: Buu. Sì, proprio il Buu razzista da sconfiggere con il Buu nerazzurro, un acronimo per gridare «Brothers Universally United», vale a dire «Fratelli universalmente uniti». Un richiamo neanche velato allo statuto di fondazione del club, che spiegava come la nuova squadra si sarebbe chiamata «Internazionale, perché noi siamo fratelli del mondo». Ora, come ogni campagna social, assieme a un appoggio trasversale sono iniziate le strumentalizzazioni, ci sono quelli che sostengono come in tanti si esibiranno nei soliti ululati schermandosi però dietro all'iniziativa. Se succederà, sarà roba da mentecatti, roba da chi non ha capito il senso di una provocazione riuscita e di un messaggio da diffondere".
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