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Voglia di volare, Inter-Roma, cinque anni dopo, torna a profumare di Scudetto. Siamo solo a fine ottobre ma questa sfida fa paura, e non perché arriva nel giorno di halloween. Inter e Roma sono a due «centimetri » di distanza in classifica ma per certi versi sono a chilometri di distanza sul mappamondo calcistico. Vicine, ma lontane. Lontane, ma non agli antipodi. L’Inter è un carro armato solido e concreto, spietato e razionale, la Roma è una mitragliatrice che spara a colpi a raffica. La squadra di Mancini segna poco, 10 gol (uno solo a partita e solo 5 giocatori andati in rete), ma è una roccaforte: solo 7 reti subite e per 7 volte la porta di Handanovic è rimasta inviolata. I giallorossi invece sono una macchina da gol, 25 segnati (2.5 amatch e 12 giocatori a segno), ma subisce di più, 12 reti, e solo una volta è rimasta imbattuta, a Frosinone. Ecco perché le luci di San Siro illumineranno una sfida che è anche di pensiero, nei due modi di intendere calcio di Garcia e Mancini, quasi opposti ma con qualche tratto comune.
La Roma segna tanto perché crea tanto: l’«Indice di prestazione» (dato di Squawka. com che sintetizza tutti i dati sensibili di attacco e difesa raccolti da Opta) della squadra è il terzo in A con 2780 punti (prima la Fiorentina, secondo il Napoli) e sono 126 le occasioni create nelle prime dieci giornate a fronte delle 99 chance nerazzurre che hanno un «dato riassuntivo» più basso (2119 punti, quarta in A). E la sfida nella sfida sarà tra i bomber che faticano adingranare: Icardi e Dzeko, solo 3 e un gol rispettivamente. Il modo di offendere delle due squadre è radicalmente differente. L’ Inter tende ad addormentare il gioco per poicolpire sui nervi, sulle giocate dei singoli e sugli episodi perchè ha una manovra ancora troppo lenta per entusiasmare. Interessante, perchè la Roma è plasmata proprio per sfruttare il ritmo basso degli avversari. Il tecnico francese, in sordina, ha cambiato la sua squadra quest’anno: i giallorossi si adattano al possesso avversario e difendono bassi perché più campo hanno davanti più c’è vento a favore per scagliare le «frecce».
Ma ci sono anche punti di contatto. Garcia, cambiando strategia, ha anche indirizzato i dati: il possesso in questa stagione è «solo» al 56%, ed è basso il baricentro medio, 51.4 metri. L’Inter è simile e registra 53% di possesso e 50.5 metri di baricentro. Sono certezze analoghe utili a recitare uno spartito diverso. Anche i moduli sono simili: 4-3-3 dibase, 4-4-2 in fase divensiva. Per quanto riguarda gli interpreti, Mancini conferma Icardi davanti con Jovetic e Perisic. Medel tornerà davanti alla difesa con Guarin e Brozovic (favorito su Kondogbia) ai suoi fianchi. Dietro, davanti ad Handanovic, giocheranno Santon, Miranda, Murillo e Jesus. Garcia recupera De Rossi, Pjanic e Nainggolan saranno i suoi scudieri, davanti Dzeko con Gervinho e Salah, in difesa scalerà Florenzi a destra, con Manolas, Rudiger e Digne davanti a Szczesny. Il tecnico nerazzurro carica i suoi dicendo che questa «è la partita giusta per capire chi siamo», mentre il francese scarica il peso della favorita scudetto: «Non siamo solo noi, ci sono anche Juve, Napoli e Inter». Per ora nessuno vuole i favori dei pronostici, vediamo chi ha più voglia di prendere il volo.
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