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Quella tra Arturo Vidal e Antonio Conte è una sintonia totale. Il quotidiano Libero sottolinea come il cileno sia il riflesso del suo tecnico: "Quando rende l’uno, rende anche l’altro, come dal 2011 al 2014 alla Juventus, ma anche viceversa".
Ora i due vivono una situazione completamente opposta: "Il tecnico è scivolato in un abisso gestionale, comunicativo e tattico mentre il cileno non fa altro che scavare". L'analisi prosegue: "Tutto ciò per cui è stato portato all’Inter, Vidal lo fa al contrario. Niente leadership, intensità, esperienza, gol: all’alba dei 33 anni, il cileno si fa espellere come un ragazzino (verrà multato), gioca sotto ritmo, è distratto nei momenti decisivi (vedi il ’Gladbach o il Real Madrid all’andata) e non ha ancora segnato una rete. Più si incazza, più sbaglia. Più sbaglia, più si incazza. Il risultato è matematico: zero vittorie in Champions e qualificazione quasi buttata. L’auto-alimentazione era la sua forza, ora è la sua condanna perché non è più supportata dal fisico, dall’ossigeno e dal rendimento. Intanto l’Inter perde, o comunque fatica a vincere".
Un tendenza completamente opposta rispetto a quella in Nazionale: "Laggiù è meno esposto: il calcio è più soft e non c’è Conte, che nolente lo obbliga a strafare per rinsaldare il voto di fiducia, per altro esercitato in un mercato di carestia e sacrificando Godin. Anziché godersi con leggerezza l’ultima occasione della carriera, Vidal sente la responsabilità della missione per cui è stato scelto".
Libero sentenzia: "L’errore non è stato prenderlo - in questo mercato povero era un’occasione: a parametro zero dopo due stagioni da 43 e 53 apparizioni con 11 reti, non da titolare ma comunque da protagonista - ma pensare che fosse lo stesso di 8 anni fa, in grado di giocare “alla Vidal”. Il tempo passa per tutti e si sconfigge solo convincendosi che è così. Vidal, che possiede un maneggio in Cile ed è appassionato di corse di cavalli, lo sa bene. Dovrebbe mettere in pratica la teoria, assieme a Conte: l’uno modellandosi in una versione più saggia e pensante, anche tatticamente, l’altro allenandolo come se fosse un giocatore nuovo, diverso, sconosciuto. Se lo devono a vicenda".
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