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Due mesi senza vittorie per l'Inter che stasera dovrà cercare di tornare ai tre punti affrontando il Crotone. Da due mesi non corre in classifica, ma in campo continua a farlo come nessun’altra in serie A. La squadra di Spalletti è infatti prima nella classifica dei chilometri percorsi - in media 112,28 a partita - ma ormai quarta nella graduatoria che conta, cioè quella dei punti: vuol dire che corre dall’inizio, l’Inter, e ha continuato a farlo anche negli ultimi due mesi privi di vittorie.
L'Inter è reduce da 4 pareggi di fila e non vince dal 5-0 al Chievo del 3 dicembre, eppure i giocatori nerazzurri corrono sempre più dei loro avversari. In primis significa che questi calciatori “sono professionisti veri”. Perché al calo dei risultati non è corrisposto un calo dell’impegno in campo. Il dato poi sottolinea che i giocatori di Spalletti sono predisposti alla fatica a prescindere dal risultato. Una dote evidente soprattutto in Vecino, Gagliardini, Brozovic, Perisic e Candreva, la cui quantità di chilometri è garantita. Semmai non lo è la qualità, ed è questo il dazio che l’Inter paga: molti nerazzurri si muovono a vuoto (su tutti Brozovic) o in solitaria (spesso Candreva e Perisic). Se a parità di corsa sono calati i risultati vuol dire che l’Inter, ad un certo punto della sua stagione (dal 3-1 subito con l’Udinese il 16 dicembre) ha perso le distanze, sia all’interno dei reparti che tra essi.
Da quel momento, i giocatori sono stati costretti a correre per rimediare ad errori di posizionamento, per coprire enormi porzioni di campo (si noti l’allungarsi di partita in partita della distanza tra la difesa e Icardi),per rincorrere gli avversari sempre più padroni del possesso. La corsa è diventata una pezza a tutte queste falle. Il circolo che ha inghiottito l’Inter è dunque vizioso:all’aumentare delle distanze tra i reparti cresce anche la mole di corsa della squadra, che di conseguenza accumula più fatica e quindi perde, di nuovo, le distanze. E le certezze. E i punti in classifica. L’Inter dovrebbe quindi andare a monte della sua malattia e curare la tattica e la tecnica.
(Libero)
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