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Da Liberoil resoconto della gara vinta contro il Genoa, dove i nerazzurri nonostante qualche difficoltà sono riusciti a portare i tre punti a casa: "Il silenzio di San Siro - la curva stavolta è presente ma silente per protesta nei confronti dei giocatori (con striscioni annessi) - fa da cassa di risonanza alla vittoria dell’Inter sul Genoa: un 2-0 sofferto ma vero, che è una buona notizia per i nerazzurri (ora a 24 punti, a -1 dal Torino 7˚ posto in classifica) ancora impauriti, ma ora finalmente consapevoli che la strada della resurrezione non è un viale fiorito, bensì una parete ripida su cui arrampicarsi pian piano. L’Inter, stavolta, è un inno al cinismo e si fa bastare due lampi di Brozovic - uno per tempo, entrambi assistiti da Joao Mario- in mezzo ad una sfida aspra, dove a regnare è stato il timore di non sfruttare l’ultima occasione per salvare la stagione.
La mano di Pioli ribalta l’Inter, ora con un 3-4-3 fluido che ricorda molto proprio quello del Genoa, il solito nelle scelte di Juric. Va da sé che due squadre a specchio si affrontino costellando il campo di duelli individuali: il pane quotidiano per i rossoblù, l’ignoto per gli interisti. È qui che si fa la sfida, spigolosa, ma onesta perché accettata dall’Inter nella sua «bruttezza» estetica e «bellezza» agonistica. I bulloni della gara saltano al 18’, quando un tracciante di Rigoni pesca Lazovic in area, e il destro ad incrociare di quest’ultimo batte Handanovic ma non l’accorrente D’Ambrosio, che salva quasi sulla linea.
La nebbia va e viene a San Siro mentre l’intensità del match pian piano aumenta, scivolando sui binari del Genoa, più a suo agio in campo e vicino al gol due volte con i tap-in falliti da Simeone e Ocampos. Le più classica legge del gol sbagliato si palesa poi quando sugli sviluppi di un calcio d’angolo per i nerazzurri il pallone sfila fino a Brozovic, che ha tempo di mirare l’angolo basso alla sinistra di Perin: è l’1-0, accolto come una liberazione dall’Inter che all’improvviso è più consistente, più viva. Ma Pioli non cade in tentazione e sapendo che la coperta (psicologica) è corta si copre quanto può togliendo Eder per Melo. I nerazzurri corteggiano il cronometro, mentre Juric si sbraccia per animare i suoi, incapaci di scardinare la normalità della partita. Fino al manifestarsi di Joao Mario, che al 69’ fa da sé spingendo il pallone per 50 metri, fino in area, consegnandolo poi a Brozovic, che di nuovo insacca (4 gol nelle ultime 4 partite), chiudendo i conti e regalando ossigeno all’Inter".
(Fonte: Claudio Savelli, Libero 12/12/16)
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