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Libero – Marcos Rojo, terzino dalla tanta garra che l’Italia non può permettersi…

La gente vede Messi e pensa che il calcio argentino sia quello: una sinfonia di gesti tecnici, tocchi sopraffini e fighettate varie. Sbagliato. Il calcio argentino è molto più simile a una giungla popolata da cannibali, un raduno di carogne da...

Francesco Parrone

La gente vede Messi e pensa che il calcio argentino sia quello: una sinfonia di gesti tecnici, tocchi sopraffini e fighettate varie. Sbagliato. Il calcio argentino è molto più simile a una giungla popolata da cannibali, un raduno di carogne da cui ogni mille anni emerge un Maradona. La cattiveria che mettono sul campo da quelle parti ha un nome proprio: garra. Uno ci deve nascere. I giocatori che la possiedono sono un’iradiddio. Potrebbero camminare scalzi all’Inferno, figuriamoci correre su un verde pratino. Oltrechedi talenti spaziali, l’Argentina è terra di calciatori con due palle così. Uno di questi è Marcos Rojo. Stopperaccio vecchio stile dello Sporting Lisbona, all’occorrenza anche terzino sinistro, non vorreste incontrarlo in un vicolo la notte né in area di rigore: tarchiato, mancino, tatuatissimo e patologicamente incazzato. Comincia la carriera a La Plata nel novembre 2010. Non in uno stadio, bensì fra il civico 30 e 31 di Calle 510, quartiere Hernández.Una striscia di marciapiede fra casa sua e quella dei vicini.

All’epoca giocavanell’Estudiantes, squadra della città. Nel fascicolo giudiziario si legge che el señor Faustino Marcos Alberto Rojo ha spaccato una bottiglia in testa al vicino di casa, tale Juan Pablo Gomez, provocandogli «lesiones en su cara, cuerpo y antebrazo», che tradotto in italiano significa che gli ha fatto un mazzo così. Effetti collaterali della garra. I vicini creano problemi dalle sue parti e lui fa quello che farebbe qualsiasi difensore argentino: li riduce a poltiglia. Il ragazzo, all’epoca ventenne, si becca un bel processo per lesioni al quale però non potrà partecipare perché nel frattempo è stato acquistato dallo Spartak Mosca e s’è trasferito in Russia. La giustizia Argentina è l’unica sulla terra più lenta della nostra: mentre il fascicolo Rojo-Gomez giaceva sulla scrivania di chissà quale magistrato, il ragazzo ha fatto in tempo a vincere un campionato Clausura e una Coppa Libertadores con l’Estudiantes, farsi un campionato russo con lo Spartak (17 presenze e un gol) e poi traslocare a Lisbona, sponda Sporting.

In Portogallo quest’anno ha dato il meglio di sé, come testimoniano le sei reti in 28 presenze (è molto forte di testa su palla inattiva), il soprannome Leòn guerrero che s’è guadagnato e le sei giornate di squalifica messe assieme grazie a 11 cartellini gialli e tre rossi. Un tripudio di garra che gli ha spalancato le porte della nazionale Albiceleste allenata da Sabella. Ma non solo. Dopo Brasile 2014 il «Leone guerriero» avrà l’imbarazzo della scelta: per fargli pestare gli attaccanti rivali si sono messi in fila Real, Barcellona, Psg, Monaco, Arsenal, Liverpool e Manchester United. Dall’Italia provano a farsi avanti Inter, Roma e Napoli. Sarebbe bello vedere Rojo alle prese col nostro sistema giudiziario ma purtroppo, probabilmente, il campionato italiano di adesso più di tanta garra non se la può permettere.