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Libero – Mazzarri santone. Ha resuscitato chi lo scorso anno ha fatto flop…

Francesco Parrone

Facciamo un flashback, torniamo a maggio. Immaginate, tifosi interisti e non, di sentirvi dire questa frase: «A settembre l’Inter sarà alla pari con Juve e Napoli e sarà trascinata da Alvarez, Jonathan, Ranocchia e Cambiasso». Non ci...

Facciamo un flashback, torniamo a maggio. Immaginate, tifosi interisti e non, di sentirvi dire questa frase: «A settembre l'Inter sarà alla pari con Juve e Napoli e sarà trascinata da Alvarez, Jonathan, Ranocchia e Cambiasso». Non ci avreste creduto, e non avreste avuto tutti i torti. Eppure è successo davvero: tutto merito di un mago, ma forse più un resuscitatore, Walter Mazzarri. Che, al gridodi «alzati ediventa ungiocatore» ha trasformato quattro calciatori in difficoltà. Più che magia, però, al tecnico è bastato usare un po' di furbizia e molta saggezza tattica. Prendiamo Cambiasso: sembrava finito, ma è bastata una buona preparazione e un centrocampo costruito congente che corre ancheper lui,per farlo tornare ai vecchi splendori e nascondere alcune sue difficoltà. L'argentino ci ha messo l'intelligenza e ora è imprescindibile.

Così come Ranocchia sembrava quasi perso. Il difensore era stato risucchiato dal vortice di Appiano Gentile tra infortuni e allenatori che non credevano in lui, pagando anche colpe nonsue, tanto che in estate era il primo sulla lista dei partenti. Mazzarri però ci ha creduto fin da subito, restituendolo ad un ruolo più consono (centrale enon a destra nella difesaa 3) e affiancandogli un leader come Campagnaro, oltre che lavorando di più sulla fase di non possesso. Così, nonostante qualche presunto esperto continui ad appioppargli insufficienze una via l'altra, il difensore si è ripreso, tornandoa mettere in mostra le doti che aveva già fatto vedere al Bari e al Genoa. I numeri di Ricky Alvarez si erano palesati talmente poco invece che si pensava non ne avesse. Troppo lento per il calcio italiano, incapace di giocare con il destro,di difficile posizionamento: questo è grossomodo tutto ciò che si diceva di lui. Anche lui, come Ranocchia, era dato in partenza in estate, anzi addirittura fin da gennaio, quando c'era bisogno di vendere per arrivare ad un centrocampista.

Nonostante le vagonate di fischi, non ha mai reagito ed è rimasto in silenzio a lavorare, aspettando il momento giusto.Che è arrivato: grazie ad una preparazione senza problemi fisici e ad un ambientamento definitivo, l'argentino è esploso, facendo capire il senso del soprannome «maravilla». Grinta, corsa, dribbling, gol e assist, addirittura qualche cross di destro e un ruolo decisivo in questa prima Inter di Mazzarri, con permesso di svariare. Insomma, più libertà e maggiorefiducia, questa è stata la chiave decisiva. Di chiavi per capire Jonathan, se nesono cercate di tutti i tipi. Arrivatodal Santos nel 2011, da subito si era intuitoche potesse essere l'uomo giusto per ripercorrere la strada dei mitici bidoni nerazzurri. L'unico ad accorgersi delle sue doti è stato Donadoni, che ha imparato subito dove e come utilizzarlo,senza che peròla mossa venisse compresa dagli altri. Così Jonathan, irriso da tifosi sui social network tanto da diventare un idolo (il «divino», lo chiamano), pareva essere destinato ad essere l'ennesima meteora. 

Finché non è arrivato Mazzarri: il tecnico ha proseguito sulla strada di Donadoni, mettendolo largo a destra facendo emergere più le sue doti offensive che quelle difensive. Jonathan grazie al nuovo allenatore è diventato davvero «divino», tra assist e il gol decisivo contro la Fiorentina. E, in attesa di un maghetto in arrivo dall'Indonesia (anche se,secondo il presidente Moratti, “bisogna ancora aspettare per le firme”), Mazzarri ha già un nuovo Lazzaro da far rialzare, Fredy Guarin. Missione per ora fallita per il tecnico, ma il santone di San Vincenzo non mollerà facilmente.