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Libero – Thohir ha scoperto la dura vita del patron. Ma è tardi per cambiare idea…

Fare il presidente di calcio in serie A è una rottura di balle che metà basta. Certo, se vinci almeno una coppetta Italia son soddisfazioni, poca roba rispetto alle delusioni, alle pressioni, alle richieste insistenti di questo e quell’altro,...

Francesco Parrone

Fare il presidente di calcio in serie A è una rottura di balle che metà basta. Certo, se vinci almeno una coppetta Italia son soddisfazioni, poca roba rispetto alle delusioni, alle pressioni, alle richieste insistenti di questo e quell’altro, alle critiche e persino agli insulti. Chi decide di mettersi in pista lo fa per vanità o per pura e semplice passione. Moratti, per dire, lo faceva per estrema passione. Ereditaria tra l’altro. Thohir no, non ha passione, non è nato con la sciarpa dell’Inter al collo e a guardar bene non è neppure vanitoso. Semplicemente pensava di fare un affare con il calcio. In Italia. Che è come pensare di fare una spremuta d’arancia con le rape.

La strategia - Nessuno ha informato Erick l’indonesiano, o forse sì, ma il cocciutissimo giacartese ha comunque deciso di proseguire per la sua strada con la consapevolezza dell’uomo d’oriente che ha tutto sotto controllo. Ebbene, l’amico Thohir si è infine schiantato contro un muro fatto di passione pallonara: quella dei tifosi italiani, interisti compresi (ci mancherebbe). Pensava di fare le cose con calma, Erick, di mettere in cantiere un piano triennale che lo portasse a lottare per la finale di Champions League «milanese» del 2016. Ebbene: possiamo anche far finta di credere che 2014 + 3 faccia 2017, non che si possa vincere e guadagnare in contemporanea con il calcio in Italia. Il «cortocircuito» Thohir è tutto nel comandamento «vendere prima di comprare», che è il presupposto di ogni squadra provinciale e senza ambizioni particolari ma certo non può essere il punto di partenza dell’Internazionale. In ogni caso Erick fesso non è: ha capito che stava sbandando poco più di una settimana fa, quando gli è stato fatto notare che certe cose dalle nostre parti proprio non si possono fare. Il paventato scambio Guarin-Vucinic ha fatto incavolare i tifosi nerazzurri come bisce, il patron ha bloccato tutto sul filo di lana ed è (più o meno) corso a Milano. Ora sta cercando di organizzare un mercato di qualche genere in extremis. Un mercato che nella migliore delle ipotesi porterebbe in nerazzurro il Profeta Hernanes (o Nani), Vucinic, oltre al già acquistato D’Ambrosio. E sarebbero applausi sonanti. Ma nella peggiore delle ipotesi si chiuderebbe col solo esterno, ex granata. E sarebbero fischi assordanti. 

I risultatiErick lo sa bene e si è messo di impegno. Ha preso un volo per Roma, si è fatto un po’ di fatti suoi (visita istituzionale all’ambasciata indonesiana), poi ha provato a trattare con Claudio Lotito, e cioè con il più avido e scafato tra i patron, uno che se ha un credito nei tuoi confronti di cinquanta lire, stai tranquillo che viene a chiedertele e se ne va solo quando se le è messe in tasca. Ha preso una sportellata in faccia, Erick, circondato da una dirigenza che probabilmente ha provato a informarlo e che ora è stata messa da parte (almeno in apparenza). Stasera chiude il mercato invernale. Il primo dell’era Thohir. E forse saranno applausi e pacche sulle spalle. E forse saranno critiche e pernacchie ben assortite. Benvenuto nel Paese della mamma, della pizza, dei baffi e soprattutto del pallone, Erick caro.