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Libero – Thohir non è un pirla. Il nuovo patron fa già  il bauscia…

Francesco Parrone

Dunque pare proprio che ET sia molto più avvezzo alle cose di questo mondo – quello ital-pallonaro – di quanto il suo curriculum faccia immaginare. Le prime cose scritte e declamate da Erick Thohir nella nostra lingua sono state i...

Dunque pare proprio che ET sia molto più avvezzo alle cose di questo mondo - quello ital-pallonaro - di quanto il suo curriculum faccia immaginare. Le prime cose scritte e declamate da Erick Thohir nella nostra lingua sono state i due mantra del tifoso nerazzurro, quell’«#amala» twittato quando la trattativa per acquisire l’Inter era uscita allo scoperto, e il «chi non salta rossonero è» a sancire il suo insediamento da presidente. Della serie «cari tifosi perdonatemi la pronuncia ma la sostanza deve rassicurarvi: se c’è da stuzzicare il Milan ci penso io».

A chi si chiedeva come sarebbe stato il passagio da Massimo Moratti all’indonesiano, ecco la prima risposta: continuità, un altro presidente tifoso, chissà che fra qualche anno non lo vedremo al Meazza a fare il gesto dell’ombrello a qualche pupillo traditore. Thohir dunque è il nuovo boss, Moratti sceglie il ruolo di presidente onorario (ma Erick lo voleva ancora numero 1) e si defila, chiedendo all’assemblea dei soci un grande applauso a decretare il tutto. Dopo 18 anni Massimo lascia «in parte questa meraviglia che è l’Inter, ma lascio in ottime mani». Diplomatico, divertito e orgoglioso, Thohir esordisce: «Grazie, devo mandare tanti grazie. Prima di tutto a Dio (God, in inglese, non Allah, ndr), che mi ha permesso di realizzare questo sogno. Poi a Moratti per la fiducia nei miei confronti e il supporto che ci darà. Poi i due miei amici, Roeslani e Soetedjo, che da 20 annilavorano con me. Vogliamo il meglio. Poi grazie alle nostre famiglie e ai tifosi per il sostegno. L’obiettivo è rendere questo club vincente, divertente, spettacolare e solido. Il calcio sta cambiando, le regole del fair play sono importanti. Adeguarsi significa lavorare sodo, tutti. Il nuovo quadro direttivo è pronto, io, Angelomario e i miei soci abbiamo grandi motivazioni. Lavoreremo insieme a Massimo e a Mazzarri. Ci sono già le basi del futuro, in due-tre anni la renderemo molto Mister Mazzarri sta lavorando benissimo».

Sintesi pesante: si investirà per migliorarsi ma senza mai fregarsene del fair play, la guida tecnica è confermata e si lavorerà sempre in team. E c’è pure spazio per il programma: «L’obiettivo è portare l’Inter fra i primi 10 club al mondo, con la Champions nel 2016. Ho in mente certe cifre - esclama Thohir -: ci sono due miliardi e mezzo di persone in Asia che possono diventare tifosi dell’Inter, ci sono 250 milioni di persone negli Usa pronte a fare altrettanto. Noi vogliamo che l’Inter diventi un marchio distintivo nel mondo, per lo spettacolo che saprà offrire e l’interesse che saprà alimentare. Il futuro ci appartiene», conclude Thohir in puro american-style, «è un giorno davvero speciale. Come ha detto l’indimenticabile Giacinto Facchetti “il segreto di ogni trionfo sta nella propria convinzione”. Forza Inter, chi non salta rossonero è».

Oggi intanto sarà di nuovo ad Appiano per l’amichevole con il Chiasso, poi in Comune a Milano, mentre il ritorno in Indonesia è previsto a metà settimana. A dirigere l’Inter saranno gli amici e colleghi storici di Thohir, compreso HioeIsenta (uomo delle aziende del fratello Garibaldi), l’americano Thomas W. Shreve che affiancherà Rinaldo Ghelfi (e il dg Fassone, cui spetta il lato marketing e nuovo stadio) come ministro delle finanze fino a prenderne il posto nel giro di uno/due anni, oltre ad Alberto Manzonetto, manager che ha curato per Moratti il trasferimento azionario (prende proprio il posto di Massimo in cda). Ultimo, ma non ultimo, Angelomario, il Moratti che resta nella stanza dei bottoni (pure la zia Milly è confermata direttore artistico: su sua iniziativa, agli abbonati è stata regalata una radiolina per ascoltare allo stadio le radiocronache di Roberto Scarpini), sognando in futuro di riprendersi la poltrona di famiglia.