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Libero – Zanetti pensiona l’Inter del triplete. Con la Lazio tutto esaurito per l’addio…

Eravamo convinti che questo giorno non sarebbe mai arrivato. Eravamo certi che Javier Zanetti avrebbe giocato per sempre, più forte dell’età e di generazionidi rivali, sempre in dribbling tra le linee avversarie e i radicali liberi. E invece...

Francesco Parrone

Eravamo convinti che questo giorno non sarebbe mai arrivato. Eravamo certi che Javier Zanetti avrebbe giocato per sempre, più forte dell’età e di generazionidi rivali, sempre in dribbling tra le linee avversarie e i radicali liberi. E invece «Pupi» è arrivato all’ultima sgroppata. Una luce si spegnerà stasera a San Siro al termine del match con la Lazio. Guai a chiamarla passerella, ché Zanetti avrebbe ancora voglia e fiato per giocare 90’ tutte le volte. Ma l’anno scorso a Palermo insieme con il tendine d’Achille s’è spezzata anche l’illusione della sua invulnerabilità. Non ci sarà nemmeno oggi dal 1’: «Ho sempre fatto scelte logiche per pensare di battere l’avversario. Anche domani (oggi, ndr) sarà così e lui lo sa», spiega Mazzarri che gli ha riservato appena tre maglie da titolare in stagione (una sola per 90’ con la Samp, l’ultima nel derby d’andata). Diciannove campionati dopo l’esordio in un assolato pomeriggio d’agosto del 1995 (1-0 al Vicenza), Zanetti saluterà il suo stadio con pochi minuti dalla panchina. Avrebbe voluto farlo nel derby e lo sognavano anche i tifosi che se la sono presa conl’allenatore per l’esclusione di «Pupi» almeno quanto per la sconfitta col Milan. «Mi auguro che la festa per Javier dia ancora più carica per la partita», dice l’allenatore pensando alla sfida decisiva per la qualificazione europea, «ai ragazzi e a me brucia il derby, abbiamo 2 partite per dimostrare che è stato un incidente».

Di sfortune e delusioni Zanetti ne ha accumulate tante in carriera, almeno quante le soddisfazioni: 16 trofei, 5 scudetti e quell’indimenticabile 22 maggio 2010. Mentre l’Inter scriveva la storia del primo Triplete di una squadra italiana, lui ereditava idealmente la Champions dalle mani di Facchetti. Giacinto se n’è andato come Peppino Prisco, mentre Massimo Moratti s’è arreso alla stanchezza con qualche mese d’anticipo sul suo pupillo, il suo primo acquisto da presidente. «Pupi» arrivò a Milano con Rambert: uno è diventato favola, l’altro leggenda. Laterale destro (e sinistro), mediano, difensore: il suo ruolo è stato una variabile nerazzurra, il suo rendimento una costante. Come quella maglia numero 4 che la società medita di ritirare. Il suo addio chiude dunque un’epoca romantica e trionfale che i tifosi saluteranno commossi insieme con l’ultimo omaggio al loro capitano: San Siro stasera sarà pieno, curva chiusa a parte (ma gli ultras potrebbero entrare a fine partita). Con Zanetti usciranno dal campo anche gliultimi eroi argentini del Triplete: Samuel, Milito e Cambiasso. Il difensore è vicino alla Fiorentina, il Principe tornerà a casa e il Cuchu attende la proposta di rinnovo. Gli altri? Chivu ha preceduto il capitano di qualche settimana nell’appendere le scarpe al chiodo, Maicon Pandev sono finiti al Sud, guardano da lontano Sneijder (Turchia), Lucio (Brasile) e Julio Cesar (Canada).

Mentre Eto’o se la ride (o quasi) con Mourinho a Londra. L’Inter di Thohir moderna, giovane e scintillante (Ausilio apre a Torres e Hamsik) inizierà il suo cammino libera dall’ingombrante ricordo di quell’irripetibile 2010.E anche dai «pesi» delle ultime gestioni: Castellazzi, Wallace, Taider, Kuzmanovic e Botta potrebbero lasciare così come Ranocchia, Campagnaro e Rolando (riscatto complicato dal Porto). La ripartenza verso il futuro sarà garantita da Mazzarri. Nemmeno un eventuale tracollo negli ultimi 180’sembra poter togliere al tecnico la riconferma: «Proteste postderby? I tifosi hanno sempre ragione», assicura il mister, «ma la società valuta il lavoro in un altro modo. Le voci sulmio successore? Dopo diecianni diAho l’esperienza pernon pensare più a certe cose».