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Fabio Licari, giornalista de La Gazzetta dello Sport, ha commentato così la corsa a due per lo scudetto tra Inter e Juventus:
"Se mai ci fossero stati dubbi, la fine del 2023 li ha scaraventati dal balcone prima di mezzanotte: per lo scudetto è Inter-Juve, come prima, più di prima. Inter 45, Juve 43, un testa a testa alla media entusiasmante di oltre 90 punti a stagione. Quelle due lunghezze di distacco sono niente, possono essere ribaltate in una giornata, forse non la prossima perché i nerazzurri ospitano il Verona e i bianconeri si esibiscono a Salerno: visto lo scontro diretto di fondo classifica che ieri ha rimesso in gioco la Salernitana nella corsa salvezza, è la Juve quella che rischia di più. Non sarà comunque un titolo d’inverno definitivo: un anno fa, giusto alla diciottesima giornata, il Napoli umiliava la Juve con un 5-1 tremendo e viaggiava a +9 sul Milan. Tutti avevamo la sensazione che per lo scudetto fosse finita, ora sembra sia appena cominciata. Soltanto il Milan, in teoria, potrebbe insidiare le due fuggitive. Napoli, Roma e Lazio sono lontane e non trovano continuità. La bella classe media, Fiorentina, Bologna e Atalanta, creerà ancora problemi, lotterà per la Champions, ma non sembra attrezzata per la lunghissima distanza. Il distacco aumenta progressivamente perché tutti inciampano qui e là, tranne quelle due".
"L’Inter lassù non è una sorpresa. Con la finale di Champions il salto di qualità mentale è stato definitivo com’era successo alla prima Juve di Allegri. I nerazzurri sono solidi, fortissimi in difesa, con tante soluzioni a centrocampo e la coppia più bella in attacco. Nessuno immaginava che il Napoli sprofondasse così nel dopo Spalletti, ma era già l’Inter la favorita. La sorpresa è la Juve in piena corsa scudetto come mai Allegri e la società avrebbero immaginato nella stagione della ricostruzione e dell’austerity, con il contraccolpo per la mancata Champions e un futuro ignoto. I nerazzurri restano i più autorevoli candidati al successo, ma quando manca la spinta feroce, il pallone circola meno velocemente, e non c’è Lautaro, qualcosa si blocca. Inzaghi non riesce ancora a immaginare un piano-B che non sia quello delle sostituzioni “a uomo”. Una coerenza che fin qui ha pagato, ma potrebbe presentare presto il conto".
"Alla Juve giocare bene o male non importa. Allegri ha trovato un’identità precisa pur se rischiosa. Gli ultimi successi sono arrivati tutti per un gol di differenza. A Frosinone lo spettro del pari è stato a lungo concreto, con il Genoa l’arretramento esasperato è costato caro, la Roma ha permesso alla Juve di giocare come sa. Vlahovic non segna, ma ha smesso di essere frenetico, è quasi più utile da assist-man e ha vinto il duello con Lukaku fantasma nelle partite “pesanti”. Stanno migliorando tutti, in particolare i gregari, da Gatti a McKennie, e per ora Allegri non si pone il problema di un sistema tattico che relega in panchina uno tra Chiesa e Yildiz. Abbondanza che può fare la differenza a gennaio. Fin qui l’Inter ha giocato 25 partite, la Juve 18, e in campo si vede. Ora c’è il doppio (probabile) impegno di Supercoppa per i nerazzurri che devono però rimandare l’Atalanta. I bianconeri hanno soltanto la Coppa Italia in più. A febbraio non sarà certo l’Inter a rallentare, causa recupero di campionato e Champions. Da qui allo scontro diretto, Inzaghi ha Verona, Monza e Fiorentina, mentre Allegri sfida Salernitana, Sassuolo, Lecce ed Empoli. Il 4 febbraio la classifica potrebbe essere diversa".
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