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Molti dei meriti, in questo filotto di sette successi consecutivi da parte dell’Inter, decono essere riconosciuti a Stefano Pioli. Uomo normale, ma non normalizzatore, etichetta che ha rifiutato subito. Eppure era difficile non definirlo normalizzatore dopo il periodo iconoclasta di Frank de Boer. Un grande normalizzatore, insomma. Ma, normalizzatore o no, questa è la sua vittoria. Sette successi consecutivi in campionato, nove se si contano le coppe, tanti giocatori recuperati al progetto, come si suol dire, quasi avessero respinto la rigidità del tecnico olandese per abbandonarsi al suadente accento emiliano di Pioli. Il tecnico di Parma ha lasciato belle tracce dappertutto, e arrivato in una grande del nord raccoglie frutti. Ha dato all’Inter equilibrio e razionalità, ha tracciato un solco che per ora viene seguito da tutti. Negli anni del post-Triplete l’Inter è passata attraverso personalità di ogni tipo: allenatori italiani e stranieri, vincenti e non, duri e morbidi, comprensibili e indecifrabili. Pioli, interista di famiglia, è arrivato in un momento complicato e ha portato la sua etica, l’etica di uno che ha conosciuto situazioni diverse. Ha chiesto a tutti di seguire la linea e sono arrivati successi importanti. Nel giorno del capodanno cinese suona la Nona, ma poi arriveranno la Lazio, sua ex creatura, e la Juve, squadra battuta da De Boer all’andata con una partita che è difficile cancellare dalla memoria recente dei tifosi. Pioli lo sa e aspetta a fare proclami che d’altronde non sarebbero in linea con il personaggio.
(Gazzetta dello Sport)
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