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L’Inter torna a vincere dopo oltre due mesi: Rafinha e Karamoh per un futuro diverso

Andrea Della Sala

Il francese ha segnato il gol decisivo, il brasiliano ha dato brio nel secondo tempo

Dopo 8 partite senza vincere, l'Inter ha ritrovato i tre punti battendo 2-1 il Bologna. L’Inter ritrova se stessa, la vittoria e si riappropria del terzo posto. Il successo è un potente balsamo curativo, lenisce le ferite di un digiuno lungo due mesi ed evita lo storico record negativo di 9 partite senza vittorie. Più di tutto getta le basi per un nuovo futuro. A convincere non è la prestazione, comunque altalenante e migliorabile, ma i germogli di speranza piantati da Karamoh e Rafinha, due fresche novità. La crisi non può dirsi ancora passata, però il 2-1 sul Bologna, rianimatore di professione delle grandi in difficoltà, interrompe la caduta. L’Inter è stata convincente a tratti, ha avuto le solite pause, ha rischiato di pareggiare una gara già vinta contro il Bologna, rimasto prima in dieci e nel finale addirittura in nove per le espulsioni di Mbaye e Masina, autori di due fallacci. Insieme ai tre punti restano pure scorie da ripulire.

Grave il caso Brozovic, sostituito dopo un’ora e sotterrato dai fischi di San Siro. Il croato ha dato il peggio di sé, applaudendo polemicamente il pubblico. Un rapporto mai decollato giunge così al capolinea nel modo più brusco. Dovrà occuparsene Spalletti, preso ora da altri pensieri e capace di trovare una soluzione a sorpresa per riaccendere la squadra. Senza l’infortunato Icardi, il tecnico ha scardinato la formazione, non tanto negli uomini, quanto nelle posizioni. Per la prima volta ha lanciato Karamoh, rinunciando a un frastornato Candreva, proposto Perisic nell’inedito ruolo di mezzala e Brozovic falso nove. L’avvio gli ha dato ragione, dopo meno di due minuti, l’asse destro ha proposto la palla giusta a Eder, che ha scritto il vantaggio bruciando Gonzalez. Il gol avrebbe dovuto sciogliere l’Inter, l’ha invece irretita e appiattita. I nerazzurri hanno smesso d’improvviso di giocare, il Bologna è emerso, trascinato da Palacio cui ha regalato il pari una clamorosa svirgolata di Miranda. L’Inter è ricaduta così nelle nebbie di un centrocampo con sempre un tocco di troppo e un’idea di meno. Ha vissuto più sulle fiammate di Karamoh e le iniziative di Cancelo che su una manovra razionale. A inizio ripresa ha provato a sorprendere il Bologna e sfiorato il raddoppio con la traversa di D’Ambrosio e un gol mangiato di testa da un irriconoscibile Perisic. Spalletti ha capito, ha cambiato, richiamato Brozovic e inserito Rafinha, e riformato l’assetto d’attacco con i tre dietro Eder.

Il brasiliano ha portato palleggio, verticalizzazioni e un dialogo costante nel traffico della metà campo. Da un suo scambio con Karamoh è nato il primo gran gol in serie A del francesino, una sassata di sinistro da fuori. L’Inter però ha provato a riaprire di nuovo una partita chiusa e che tutti pensavano sepolta dopo l’espulsione di Mbaye. In dieci il Bologna ha ripreso fiato, ci ha messo fisicità e alzato i ritmi. Ha protestato, non a torto, per il rigore non concesso per mano di D’Ambrosio, sfiorato il pari con Palacio, prodotto mischie anche quando nel recupero è rimasto in nove perl’espulsione di Masina non vista dall’arbitro Valeri (malissimo) ma dalla Var. In qualche modo l’Inter ha tenuto, vincendo anche il suo braccino. A Spalletti resta molto da aggiustare, ma farlo dopo una vittoria appare di sicuro più semplice.

(Corriere della Sera)