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Marcello Lippi, attualmente commissario tecnico della Cina, ha parlato ai microfoni della Gazzetta dello Sport a proposito di quanto visto nelle prime battute del nostro campionato: "Non credo che gli allenatori siano contenti di tutti questi gol. Il contrario. Ora il mercato è finito è sarà diverso. Dubito che la Juve si faccia raggiungere di nuovo da 3-0 a 3-3, o che il Napoli prenda ancora 7 gol in 2 partite. Tra due mesi le squadre saranno più equilibrate».
La Premier è lontana?
«Come mentalità sì. E per quanti sforzi facciamo non credo la raggiungeremo mai. Ma è un bene: d’accordo lo spettacolo, ma siamo un Paese che ha vinto 4 Mondiali e decine di coppe, abbiamo caratteristiche che è giusto non disperdere».
Però tanti giovani allenatori cercano il gioco a viso aperto a tutti i costi, rischiando tanto, vedi il Lecce di Fabio Liverani.
«Comprensibile. Viene da una B splendida, gioco creativo, mentalità offensiva, è normale che cominci la A su questa falsariga. Se poi la classifica disegnerà una nuova realtà, e i punti diventeranno pesanti, vedremo accorgimenti».
Alla fine lo scudetto sarà un discorso a tre?
«Sì. Juve, Inter e Napoli. Nettamente superiori. Con alternative in tutti i reparti, soprattutto la Juve che ha due titolari per ruolo come nessuno in Europa».
De Ligt sta faticando e Dybala è una riserva...
«De Ligt è un grande, molto forte di testa. Sarri voleva inserirlo gradatamente, farlo studiare con i mostri sacri: l’infortunio di Chiellini ha accelerato i tempi. Ero sicuro che Dybala sarebbe rimasto, può giocare in tutti i ruoli dell’attacco: attaccanti così servono, vedi il Liverpool. Credo che anche Antonio finirà a schierare tre punte».
Conte con il 3-4-3?
«Perché no? L’ha già fatto, avendo Sanchez e Politano è possibile».
E non avendo Icardi...
«Doveva andare via. Non dico altro».
Le piace Lukaku?
«Tantissimo. Ha forza, potenza, umiltà, semplicità, velocità».
Godin, De Vrij e Skriniar come la Bbc?
«Prima di certi paragoni devono vincere qualcosina. Può essere».
Sensi sembra un gran bel regista.
«Bravissimo. Ha idee, ritmo, senso della posizione, crea gioco».
Per Juve, Inter e le altre non è stato facile vendere...
«Ormai i grandi giocatori preferiscono stare in grandi squadre, a costo di fare turnover: sanno che così possono vincere».
Era finito il ciclo Allegri?
«L’ho sentito, era sereno, ha fatto cose molto importanti. Si prenderà un anno sabbatico e tornerà».
Non è che al Napoli manchi qualcosa?
«Non manca niente, con Llorente ha un attaccante d’area forte di testa. Davanti ha tantissime soluzioni. E Ancelotti in panchina».
La quarta di Champions è l’Atalanta: attrezzata per il doppio impegno o rischia?
«Qualsiasi rischio comporti la Champions, deve correrlo. È meraviglioso che sia in Champions. Mi sembra rafforzata».
La Champions League è dura.
«Da qualche anno la Juventus è nel gruppo delle 4-5 favorite: la vincente uscirà da qui. In seconda fila ci sono anche Inter e Napoli. Poi subentrano i famosi dettagli, la casualità, la Juve che arriva ai quarti con l’Ajax senza titolari importanti e lì salta tutta la programmazione».
Nessuno parlava della Lazio ma il calcio più bello oggi è quello di Inzaghi.
«Squadra che si conosce da tempo. Un bravissimo allenatore che sta nella tradizione, ha concretezza e saggezza italiane, e idee propositive e offensive».
Del genere Lippi e Allegri?
«Del genere che mi piace».
Soffre la Roma: nel derby Fonseca ha un po’ rinnegato i suoi principi offensivi.
«Mi pare una dimostrazione di saggezza. Le sue squadre hanno sempre giocato un bel calcio, vedi lo Shakhtar, ma alla seconda giornata, con il derby, ha giustamente preferito non rischiare».
Zaniolo è stato impressionante.
«Un talento. Tecnicamente mi sembra lo stiano gestendo bene, psicologicamente non so... Molti lo invitano a rendersi conto della fortuna che si ritrova. Spero lo facciano presto lui e Kean, così eviteranno di essere lasciati a casa da Mancini. Non so se siano stati soltanto semplici ritardi in ritiro, ma il c.t. ha fatto bene».
Forse Mancini con l’Italia ha indicato la strada ai club.
«Non c’è dubbio. Con i giovani che neanche avevano debuttato in Serie A ha lanciato un messaggio forte: fateli giocare. E con una manovra di palleggio, possesso e verticalizzazioni ha dato un segnale tecnico-tattico. Tanti giovani sono in arrivo: possiamo tornare al ruolo che ci compete».
«Il ruolo che compete»: discorso che riguarda il Milan?
«Allenatore nuovo, giocatori nuovi, posizioni nuove. Date tempo a Giampaolo che ha sempre fatto bene. Anche con il trequartista».
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