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Lo shooting, il numero 9, la chat: ecco perchè le accuse di Icardi non preoccupavano l’Inter

I nerazzurri erano pronti a smontare i capi di accusa presentati dall'avvocato dell'argentino

Fabio Alampi

Il caso Icardi ha subito un'accelerata improvvisa solamente negli ultimi giorni di mercato: prima la causa intentata dal giocatore al club, poi il trasferimento in prestito al Paris Saint Germain, concretizzato a pochi minuti dal termine del calciomercato. Ora, con Icardi (momentaneamente) a Parigi, il rischio di uno scontro legale tra le parti non esiste più: tuttavia, il Corriere della Sera riporta la linea difensiva che sarebbe stata presentata dall'Inter, e che avrebbe messo il club nerazzurro al riparo da ogni pericolo.

"La tesi difensiva dell'Inter, a questo punto non più necessaria, riteneva infondate le accuse e la richiesta di risarcimento. Il club ha sempre sostenuto come fosse stato il giocatore ad autoescludersi da numerosi momenti della preparazione, prima chiedendo l'autorizzazione a non partecipare alla tournée di luglio in Asia, poi rifiutandosi di fornire le prestazioni richieste e pretendendo di lavorare solo in palestra, decisione comunicata a Oriali e al dottor Corsini".

"Il centravanti lamentava l'esclusione dallo shooting pubblicitario, dalla chat della squadra, di aver perso la maglia numero 9 e la fascia da capitano. La posizione del club invece è sempre stata che: Icardi era stato incluso nella prima campagna pubblicitaria, il numero di maglia non è garantito ad alcun tesserato, la fascia è stata tolta per valide e gravi ragioni, la chat di squadra era stata creata solo per la tournée in Asia e quando l'Inter è rientrata il giocatore è stato reinserito".

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