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A Villa San Sebastiano si incontrano Inzaghi, Lotito, il segretario generale Calvani e Tare. La quadra non si trova, e allora ci si sposta in gruppo verso Formello. Passano ore ed ore, ma alla fine Inzaghi sgomma fuori suonando il clacson: un segnale interpretato come positivo dai cronisti lì presenti ad attendere. Semaforo verde, gli uomini mercato biancocelesti lo confermano. Emergono anche cifre e modalità: rinnovo fino al 2024, adeguamento a 2,2 milioni a stagione per Simone più i premi. Non c'è firma, ma una stretta di mano sì. Inzaghi va a casa, qualche giornalista lo segue fin lì e non può fare a meno di notare che il tecnico parla al telefono passeggiando nervosamente sul balcone fino all'1.30 di notte circa".
"Il giorno dopo l'incontro, tutto lascia pensare ad un annuncio imminente, un comunicato ufficiale sul prolungamento. La firma di Lotito sulle carte c'è già, manca quella di Inzaghi. Invece, ecco l'ennesimo colpo di scena di una storia incredibile: intorno a mezzogiorno Simone chiama Lotito. Vuole più garanzie. Dietro c'è la proposta dell'Inter, che gli offre più soldi (4,5 milioni a stagione) e prospettive più intriganti. Il presidente della Lazio si infuria, il rinnovo si cancella e Inzaghi imbocca l'autostrada per Milano. [...] A far cambiare idea ad Inzaghi, oltre al pressing di Marotta e soci, furono le modalità con cui Lotito trattò il suo rinnovo. I mesi di attesa nonostante un ottimo lavoro sul campo sono stati interpretati come una mancanza di rispetto".
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