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Lucescu: “Inter? Senza Moratti si è rotto qualcosa: solo lui capisce l’Inter…”

In Ucraina la situazione si è fatta difficile, soprattutto nella regione di Donetsk, lì da dove Mircea Lucescu e il suo Shaktar si sono spostati per evitare scontri e pericoli. Il club, impegnato anche in Champions League, si è trasferito nella...

Dario Di Noi

In Ucraina la situazione si è fatta difficile, soprattutto nella regione di Donetsk, lì da dove Mircea Lucescu e il suo Shaktar si sono spostati per evitare scontri e pericoli. Il club, impegnato anche in Champions League, si è trasferito nella più sicura Kiev e spesso capita che viaggi per amichevoli internazionali perchè - come dice il tecnico - "in Ucraina c'è grande pressione, faccio uscire i ragazzi per questo. E' importante giocare queste partite amichevoli, e poi cambiare aria ci fa bene. Facciamo un campionato anomalo, siamo sempre fuori...".

Questo è quello che Lucescu ha raccontato - in esclusiva a calciomercato.com - della anomale situazione che lui e i suoi ragazzi stanno vivendo nel corso di quest'anno. Oltre a ciò, il mister rumeno ha parlato anche di Inter, dall'alto della sua esperienza (nel 1998-99) alla guida dei nerazzurri: "Se l'Inter ha cambiato tanto? Nell'Inter si è rotto qualcosa. Non è più la stessa di prima senza Moratti. Uno che ci mette il cuore, che lavora con passione, un italiano vero: solo lui può capire cosa significa l'Inter e l'interismo. Ci mette cuore e passione, anima". Ricordi del suo passato all'Inter?"Ricordi belli. Solo quelli. Il rapporto con Moratti, un amico, cinque partite a San Siro, 25 gol e tutte vittorie, poi si è rotto qualcosa. I giocatori si sono infortunati ma resta un grande periodo. È una grande soddisfazione aver allenato Ronaldo, Pagliuca, Baggio, Djorkaeff, Bergomi e Zanetti". E Pirlo?"Dovevo mettere in campo un'organizzazione di gioco che aiutava la sua tecnica sopraffina. Non era un attaccante, non aveva cambio ritmo. Poi davanti alla difesa ha fatto benissimo perché aveva una visione di gioco eccezionale. Faceva certi lanci e aperture che nessuno si aspettava e, quando aveva 15 anni, prima di debuttare con me, ero già meravigliato per quello che faceva. Grande intelligenza: al minimo tocco erano solo applausi. E questo gli ha permesso di diventare un grande giocatore, forse il migliore".