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Mircea Lucescu, storico allenatore rumeno con un passato alla guida anche dell'Inter, ha parlato ai microfoni di Tuttosport dei tanti problemi dell'Italia: "Da anni è in atto il cambio di una generazione. Se provi a fare una squadra senza nomi o giocatori di esperienza, l'allenatore non può cambiare chissà cosa. La vittoria dell'Europeo di tre anni fa non è bastata a dare impulso, servono giocatori di personalità. L'Italia è sempre stata piuttosto conservativa nel tenere certi gruppi, i giocatori sono rimasti in azzurro per troppo tempo negli ultimi anni. Non mi riferisco ai Chiellini o Bonucci, ma ad altri, che andavano cambiati prima".
Manca più la mentalità, la leadership o un gioco offensivo?
"Chi è il leader in questo momento? Barella? Ecco, con tutto il rispetto per lui, ma non basta. Ci vogliono 4-5 giocatori di qualità ed esperienza attorno ai quali costruire il gruppo. L'Italia negli ultimi anni non è riuscita a farlo. Ci sono riuscite squadre come Romania e Ucraina, ma l'Italia no. Perché?".
Eppure i giovani bravi ci sono, altrimenti non si vincono nettamente i campionati come l'ultimo Under 17…
"Ecco, il problema è proprio qui. Io i giovani bravi li ho sempre fatti giocare, feci debuttare Pirlo in Serie A quando aveva compiuto 16 anni da soli due giorni. Il range di età dai 17 ai 21 anni è il più delicato per un giocatore: è in quel momento che cresce, esplode e diventa un campione oppure sparisce. In Italia li mandano, quando va bene, in Serie B o C e li lasciano lì per qualche anno, ma così facendo si adeguano al livello e quando vengono finalmente portati in Serie A si scontrano con calciatori già maturi senza aver acquisito le giuste competenze".
Quindi bisogna farli giocare in A già tra i 17 e i 21 anni?
"Se sono bravi, perché no? Non devono passare degli anni per consacrare un talento. Qualcuno deve prendersi le responsabilità di farli giocare".
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