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Repubblica – Inter, Lukaku ha bisogno d’affetto. Solo così diventa infallibile
Del futuro di Lukaku in mezzo alla trattativa tra Inter e Chelsea e alla possibile offerta del Milan ha parlato il quotidiano Repubblica: "Romelu Lukaku ha bisogno d’affetto. In prestito, a titolo definitivo, in nazionale, in campionato, in coppa. La sintesi tecnico-tattica-umana è la stessa: Lukaku ha bisogno d’affetto. Il gigante agogna una carezza. Solo così “l’uomo che ha sbagliato un gol da 3 metri” (disse Guardiola) diventa infallibile. Guardatelo con la maglia del Belgio. Il nuovo ct, Domenico Tedesco, gli ha dato la fascia da capitano, a scapito dell’infido Courtois. Risultato: 6 reti in 4 partite. Ali e terzini hanno lui come terminale. E la mette dentro. Sostiene Antonio Conte che bisogna sapere come farlo giocare. Un’ipotesi: titolare, al centro del progetto".
"Riguardate i suoi clamorosi errori contro il City e ai Mondiali contro la Croazia. Notate cosa accomuna quelle sue due partite: è subentrato nel 2° tempo. La folla si accende, i compagni ci credono, ma lui no. Spaccare le partite? Può farlo, ma non in quelle che contano veramente. Ha uno strano destino, Lukaku. Non trova casa, né pace. Non impara dai propri errori. È di nuovo in mezzo al mercato, ma gli ambulanti che urlano il suo nome stanno perdendo la voce, abbassando il prezzo, e lui ha la tentazione dell’ennesimo sbaglio. Ha voluto tornare al Chelsea, tornare all’Inter, incontrato l’inevitabile delusione delle seconde volte. Ora vorrebbe restare, ma gli sorge il dubbio che non lo terrebbero per amore. E allora piuttosto un passo più in là, verso un precipizio sentimentale".
"Lukaku al Milan: cedendo alla ripicca di chi vuol far vedere a quella che le ha portato via un ragazzo di saper fare altrettanto. Sarebbe nel ruolo più adatto a lui, là davanti, solo, con le ali e i terzini a lanciarlo, ma anche con mezza Milano ad aspettarlo al varco per rinfacciargli la scelta. Gli arrivano solo proposte che non si possono rifiutare: l’altra parte della città o del mondo, l’Arabia Saudita dove potrebbe giocare, ma non vivere. È una cosa a cui nessuno pensa mai, la felicità dell’uomo che si veste da calciatore. Ingaggi, ambizioni, schemi: questo viene considerato, e in quest’ordine. Di conseguenza pure lui pensa sia quella la sua scala di valori e desideri. È così che spesso finisce a ciabattare in una terrazza lontana, ad apparire su una panchina in mondovisione, a cercare la strada dell’eterno ritorno verso un luogo dove felice era stato, senza rendersi conto che sta inseguendo un tempo passato".
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