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Lukaku-Chelsea, Di Caro: “Da Zhang a Marotta e Ausilio: tutti responsabili. Romelu…”

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Il vicedirettore de La Gazzetta dello Sport Andrea Di Caro ha puntato il dito contro la proprietà per la cessione di Lukaku

Matteo Pifferi

Il vicedirettore de La Gazzetta dello Sport Andrea Di Caro, in un ampio editoriale, ha puntato il dito contro la proprietà per la cessione di Lukaku:

"Lukaku al Chelsea. Non ci sono state resistenze dell’Inter, solo trattative per strappare il prezzo più alto. Non ci sono vittime e carnefici in questa storia: nessuna anima candida che possa sbandierare stupore o aperto dissenso, a meno che non venga seguito da dimissioni. Perché tutti nell’Inter conoscono la dura situazione economica e il mandato di Zhang di tagliare i costi e vendere giocatori. Nessuno escluso. Nemmeno Lukaku. Gli unici “innocenti” sono i tifosi interisti che stanno vedendo smontare la squadra scudetto. In poco più di due mesi sono andati via: l’artefice del titolo, Conte (ora sono chiari a tutti i motivi della sua scelta? O serve altro?), Hakimi, e adesso Lukaku. Tra chi è lontano in Cina e chi è in prima linea a Milano a cercare soluzioni, scaricando le colpe, ecco i protagonisti della demolizione.

Gli errori di Zhang. Spesso assente e criticata anche dai suoi dirigenti, la proprietà si comporta come chi è costretta a sistemare disastri altrui o ereditati. Mentre se l’Inter è in questo stato di difficoltà, la responsabilità è di Zhang e del suo gruppo dirigente. Da due anni sono stati chiusi i rubinetti, il mercato interista è andato avanti con artifici finanziari, pagherò, cessioni con recompra e incentivi all’esodo. I club di prima fascia nel mondo, con pochissime eccezioni, non sono un affare, perdono soldi e richiedono spesso iniezioni di liquidità, ricapitalizzazioni o enormi abilità manageriali. Lo sanno tutti. Ma non è obbligatorio prendere un club e quando non si riesce più a gestirlo, meglio venderlo. L’Inter ha fatto uno sforzo per vincere lo scudetto, sapendo che dopo sarebbe arrivato il conto. Eccolo. Con gli stipendi non pagati e i creditori alle porte, bisognosa di liquidità, la proprietà si è imbarcata nel fallito progetto Superlega, minando così anche l’accordo tra la Lega e il fondo Cvc. Scelte sbagliate. Poi è arrivata la boccata di ossigeno del fondo Oaktree. Ma non basta.

Una cosa però si deve riconoscere a Zhang: aver avvertito i suoi dirigenti e, attraverso loro, l’ex tecnico Conte alla vigilia della partita scudetto con l’Udinese, della necessità di rientrare di quasi 100 milioni e di tagliare gli ingaggi del 20 per cento. Impossibile riuscirci senza vendere qualche big. C’è chi davanti al progetto stravolto ha preferito salutare, come Conte, con una buonuscita di 6 milioni, ma lasciandone altri 6 sul tavolo previsti dal contratto, e chi invece, dopo essersi lamentato durante tutta la stagione, ha ritenuto più giusto o conveniente rimanere.

Le promesse di Marotta. Tra i dirigenti più scaltri del nostro calcio, l’ad è un navigatore di mille mari e un abile gestore della sua comunicazione. Nonostante conoscesse buchi e necessità del club dopo la partita scudetto con l’Udinese ha annunciato raggiante «l’inizio di un ciclo vincente e l’inseguimento della seconda stella». Eppure già nei mesi precedenti conscio delle difficoltà raccontava che non sarebbe rimasto «a fare il liquidatore». Per calmare i tifosi delusi dopo l’addio di Conte, si è esposto assicurando che Lukaku non si sarebbe mosso e lui sarebbe stato il garante di un’Inter competitiva, altrimenti si sarebbe dimesso. Davanti alla possibile contestazione per la cessione del belga, ha preso le distanze facendo trapelare la contrarietà sua e di Ausilio all’operazione. Però quando si occupano ruoli così importanti se davvero non si condivide più la linea della proprietà, si dovrebbe poi fare il passo successivo. Ma come disse una volta Winston Churchill: «Ho dato le dimissioni, ma le ho rifiutate...».

Le operazioni di Ausilio. Anche il Ds, pur esponendosi meno dell’Ad, aveva assicurato che piuttosto che smontare la squadra, avrebbe lasciato da campione d’Italia. Il bilancio dell’Inter risente di parecchie non felici operazioni passate. E’ facile vendere Hakimi e Lukaku, il problema è liberarsi dei giocatori indesiderati dagli ingaggi improbabili. A meno che non si provveda a sborsare decine di milioni per onerosi incentivi all’esodo. Tre anni fa per ottenere necessarie plusvalenze fu venduta (con obblighi di recompra) mezza primavera interista, compreso Zaniolo dato alla Roma insieme a 24 milioni per Nainggolan. Se Zhang non ci ha pensato molto a vendere Lukaku è anche perché i piani alternativi non funzionano.

Il malumore di Inzaghi. È comprensibile, ma anche lui non può stupirsi. È passato dalla sesta in classifica alla prima, con ingaggio raddoppiato, anche per accettare situazioni così. Il suo agente Tinti è lo stesso che ha curato l’accordo di uscita di Conte dal club. Crediamo qualcosa gli avesse raccontato...

Il tradimento di Lukaku. Scaricare su di lui le colpe non regge. Romelu ha capito l’aria che tira nell'Inter e ha colto l’occasione di guadagnare di più nella squadra campione d’Europa. Nulla che sorprenda. Di giocatori che giurano amore eterno fino a poco prima e poi se ne vanno, è pieno il calcio. Big Rom fa solo parte del gruppo.

L’Inter che sta passando velocemente dalla gloria al ridimensionamento, non è solo di chi l’ha comprata e di chi la gestisce. Ma un patrimonio del calcio italiano e dei suoi tifosi. Non va mai dimenticato".

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