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Con Conte una macchina da gol infallibile. Ma quel Lukaku ora è un lontano ricordo
Momento difficile per Lukaku che continua a fermarsi per problemi muscolari e non riesce a tornare sui livelli dello scudetto vinto con Conte. Il belga devastante e trascinante per ora è un lontano ricordo.
"72 presenze in due campionati, 65 volte titolare, 52 partite da novanta minuti e sei volte sostituito ben oltre l’80’. Ecco cos’era Lukaku per Conte: un totem, l’insostituibile centravanti con cui andare all’assalto di ogni avversario, il primo uomo da mandare in pressione con ferocia, per inviare chiaro il messaggio alla controparte. L’Inter di Conte si sentiva sicura, trascinata dalla fisicità di Lukaku. Era stata costruita attorno alle qualità del belga, devastante e dirompente in campo aperto. Anche Conte provò nei primi mesi a imporre palleggio e manovra avvolgente, ma optò presto per l’inversione a U. Baricentro più basso e ricerca immediata della profondità una volta riconquistata palla. E nel gioco verticale, con ampio spazio da attaccare, nessuno sembrava in grado di poter arginare la strapotenza fisica di Big Rom", ricorda La Gazzetta dello Sport.
"Conte fece di tutto per portarlo a Milano, addirittura si spese pubblicamente durante la tournée asiatica, nei giorni in cui la Juventus sembrava essersi inserita. Va da sé che una volta sbarcato sul pianeta Inter, Lukaku si sia sentito subito al centro del progetto, sicuro di essere il nuovo faro della squadra. Conte lo ha coccolato, certo, ma anche fatto allenare come mai prima, riuscendo a trasformare Romelu in un’arma devastante. E Lukaku ha ripagato, griffando lo scudetto 2020-21 con 24 reti e permettendo a Conte di scrivere ancora un pezzo di storia, stavolta nerazzurra", aggiunge Gazzetta.
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