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Lukaku: “Mou il migliore, nei suoi occhi c’è tutto. La finta di Ronaldo all’Inter per me…”

Dario Di Noi

Alla vigilia del Derby di Liverpool, l’attesa è tanta, la voglia è alta e tutti i protagonisti non vedono l’ora di giocare e di regalare, a una città intera, le emozioni che merita. A poche ore dal match che tutti aspettano nel...

Alla vigilia del Derby di Liverpool, l'attesa è tanta, la voglia è alta e tutti i protagonisti non vedono l'ora di giocare e di regalare, a una città intera, le emozioni che merita. A poche ore dal match che tutti aspettano nel Merseyside, il Daily Express ha intervistato uno dei giocatori più attesi, Romelo Lukaku, attaccante e numero 10 dell'Everton che, con ogni probabilità, farà coppia con Samuel Eto'o.

Nel corso della lunga intervista, Lukaku ha parlato molto del suo passato al Chelsea e del suo rapporto con Josè Mourinho, assolutamente opposto a quanto non abbiano raccontato i media negli ultimi anni: "Il mio passato al Chelsea, tante volte, la gente lo vede come un fallimento, ma io lo vedo come una benedizione. Ho lavorato a lungo con quello che, ai miei occhi, è forse il miglior manager degli ultimi 10 anni, Jose Mourinho. Vedere il desiderio di vincere una partita nei suoi occhi mi ha aiutato molto, anche se la gente spesso ha detto questo e quello su di noi. Ho un grande rispetto per lui come manager e come uomo. Lui è stato colui che ha supportato sia il trasferimento in prestito che quello definitivo altrove: sapeva che amavo troppo il calcio e che avevo bisogno di giocare".

Al Chelsea, come all'Everton, Lukaku ha avuto il piacere di giocare al fianco di grandissimi campioni, che tanto gli hanno trasmesso nei suoi primi anni di carriera. In particolare, di Samuel Eto'o il giovane belga ha detto cose importanti, forti, legate soprattutto alla fame che ancora adesso, dopo infinite vittorie, si porta con sè: "Ho lavorato con giocatori di altissimo livello, i migliori: ho giocato con Drogba, Anelka, Fernando Torres, e ora con Samuel Eto'o. Mi alleno con i migliori attaccanti del mondo per diventare un giorno come loro. E' così, fa parte del mio percorso. Samuel ha vinto tutto quello che noi, giocatori giovani, aspiriamo a raggiungere. Ora ci sediamo uno accanto all'altro, nello spogliatoio e sul pullman, e siamo costantemente insieme. Ho un ottimo rapporto con lui. Mi racconta molto e in allenamento è incredibile, la fame che ha è davvero fenomenale".

Nella sua avventura "blues", nonostante il poco spazio concessogli, Lukaku ha imparato comunque tanto, ha imparato "che si deve combattere per le cose. Qualunque sia la situazione in cui ci si trova, si deve combattere, è necessario lavorare sodo, essere al meglio e prepararsi nel modo giusto per ogni gara. Ho appreso questo anche al West Brom, dove ho avuto una buona stagione, e poi l’ho appreso all’Everton, dove ho avuto un'altra buona stagione. Tuttavia, avevo bisogno di stare definitivamente in un club, avevo bisogno di sistemarmi piuttosto che continuare a cambiare maglia ed essere sempre in movimento. Non è facile vivere così. Ora sono qui all’Everton e ho solo bisogno di lasciare che a parlare siano i miei piedi".

Infine, il ragazzo, ormai grande protagonista del calcio europeo nonostante la giovanissima età (classe '93) ha svelato alcuni vecchi aneddoti sui primi passi mossi nel mondo del calcio. Qui, tra i vari idoli, c'è spazio per il Fenomeno, Ronaldo, le cui giocate e le cui finte - ai tempi dell'Inter - hanno ispirato il giovane Romelu: "Me la ricordo la mia prima partita, feci una finta (uno “step-over”, un passo sul pallone più cambio di direzione con lo stesso piede, ndr) e ho scartato il difensore. Considerata la mia grossa taglia, la gente non pensava che io potessi superare così le difese, non sapevano che fossi veloce ed abile nell’uno contro uno. Ed ecco dove ho costruito le basi per la mia carriera. Era una particolarità, non avevano mai visto un ragazzo grande e grosso fare certe cose prima. Quando Ronaldo era all'Inter faceva queste finte e segnava tutto il tempo: è una delle mie mosse preferite, lo faccio tutt’ora, mio padre le ha insegnate a me e mio fratello quando eravamo piccoli".