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Razzismo, Lukaku: “Tanta rabbia l’ho sfogata sul campo. A Cagliari…”

Romelu Lukaku protagonista del primo episodio di "FC United on Canvas", documentario che affronta le problematiche legate al razzismo

Gianni Pampinella

Nel primo episodio di "FC United on Canvas", documentario diviso in tre parti che affronta le problematiche legate al razzismo nel calcio belga, il protagonista è stato Romelu Lukaku. Un problema quello legato al razzismo che Big Rom ha dovuto affrontare da quando ha iniziato a muovere i primi passi nel calcio. "Quando ho giocato al Lierse, ho iniziato a notarlo. Sono principalmente i genitori. I giocatori non avevano il coraggio di parlare. Sapevano che dopo sarei andato a trovarli nello spogliatoio. Nessun giocatore ha mai osato parlarmi negativamente, ma i genitori l'hanno fatto. Hanno gridato cose come" mangiatore di banane "," sporco ne**o". Sono belga, ma sono cresciuto con la cultura congolese".

 Getty Images

"Nella mia cultura non si impreca contro i genitori. Non lo fai nemmeno con i tuoi genitori. Mostro sempre molto rispetto. Nonostante le frustrazioni, non avrei risposto a tali insulti. Ma in fondo avevo così tanta rabbia che l'ho sfogata sul campo. Puoi arrabbiarti per questo, ma ti porterà dove non vuoi andare. Conosco quel posto, ma non voglio arrivarci. Ho troppo da perdere." 

"Anche allora. Volevo essere nella prima squadra dell'Anderlecht quando avevo 16 anni. Era il mio obiettivo dall'età di 6 anni, e ho lavorato per quello. Ho fatto tutto in linea con quell'obiettivo. Questo significava anche sopprimere le mie frustrazioni e le mie emozioni. È più facile esplodere in uno stadio gremito. Un'intera tribuna che ti insulta... Allora non stai parlando di 10 o 15 genitori, stai parlando di 10.000 persone. Guardate cosa mi è successo a Cagliari, dove ho dovuto calciare un rigore per una intera tribuna così. Servono palle per quello".

"Questo non mi ha influenzato molto. Mi sono chiuso per questo. Quando ho preso la palla per calciare, te lo giuro, non ho sentito niente. Niente. Era la palla e doveva entrare in rete. Non me ne sono accorto fino a più tardi nello spogliatoio, quando ho ricevuto un messaggio da un buon amico. "È pazzesco, Rom", diceva. Non sapevo cosa fosse successo. Poi mi ha inoltrato quelle immagini". 

(Sporza)

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