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L'Inter ha vinto l'amichevole di ieri sera contro la Reggina grazie alle reti di Dzeko e Lukaku. Proprio sul belga erano concentrate tutte le attenzioni e i segnali sono sicuramente positivi.
"Ottantasette minuti, quel gigante di Romelu Lukaku, non li metteva insieme da quando mancava poco alla grigliata di Ferragosto, non al cenone di Natale. Da Lecce, 13 agosto, a Reggio Calabria, 22 dicembre. L’ultimo flash rimasto nella mente di tutti, relativo a Lukaku, era quello di tre settimane prima, la notte tremenda contro la Croazia al Mondiale, la porta che pareva stretta come la serratura, il pallone che rimbalzava sulla pancia e lì moriva. E i pugni alla panchina. E le lacrime. Reggio Calabria era un modo per sciogliersi. Il modo scelto per iniziare un’altra storia. E per capire che in coppa con Edin Dzeko sì, si può fare", racconta La Gazzetta dello Sport.
"C’è da lavorare, sia chiaro. Perché il tabellino ride, ma poi è giusto guardare anche oltre. Partiamo però dai dati oggettivi. Lukaku ha tirato in porta tre volte: nel primo tempo un sinistro dai 20 metri, con respinta non semplice di Ravaglia, e un palo colpito su colpo di testa. E poi, nel secondo, il gol. Estrema sintesi: tre potenziali reti per Inzaghi. Sotto porta Romelu è un fattore, al netto dell’avversario che ha davanti, che si chiami Gagliolo o Gvardiol ecco. E poi, certamente, c’è il tema di una condizione atletica che deve necessariamente crescere. Lukaku non ha ancora lo “strappo” del vecchio Romelu, non ha i 50 metri di allungo che aprivano il campo, in fondo la sua caratteristica migliore. Un giocatore che sta anche cambiando. Sta entrando in un’altra Inter. Squadra che gioca meno con le ripartenze e più con il pallone tra i piedi. Lukaku deve imparare a essere decisivo anche così. E’ la sua sfida e la sfida di Inzaghi, dalla quale passano molte delle chance di rimonta scudetto", sottolinea Gazzetta.
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