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Una volta lo streaming era la tv degli smanettoni: al confine con la pirateria, di qualità scadente, con l’audio improbabile. Fino a domenica sera: ore 19,50 il momento in cui sbirciare da una finestrella provvisoria, martoriata di pubblicità, è diventato un affare di largo consumo. A Barcellona c’era il «Clasico», che è stato un big bang e ancora non è chiaro che succederà dopo l’esplosione. In Italia in teoria non lo doveva vedere nessuno, fino all’anno scorso i diritti del campionato spagnolo erano di Sky, ma quest’anno la Liga, indebitata, ha giocato al rilancio con il miglior prodotto da esportazione del Paese, il calcio. Hanno stabilito un prezzo alto, 10 milioni, il doppio di quanto volevano fino alla stagione 2011-2012, e lo hanno venduto a chi poteva permetterselo. In sostanza gli sceicchi. L’Italia è rimasta al buio, la Germania pure e il contagio è stato immediato. I link, diversi e più o meno faticosi, per vedere di straforo la partita via internet hanno fatto il giro dei forum, delle mail, dei cinguettii.A Sky non commentano il lunedì nero passato a sentir parlare di una partita che nessuno doveva vedere ma è finita sul computer di chiunque. Certo non hanno avuto fortuna: poteva essere un noioso derby senza gol e qualche espulso invece è stato la sintesi del pallone, il trionfo del talento. Proprio nell’anno in cui la serie A non è proprio un susseguirsi di colpi di scena, non è un concentratodi bel gioco. I nostri diritti costano parecchio e porteranno alle casse del calcio italiano 1 miliardo nei prossimi tre anni. Le tv si svenano per avere quello e non investono sul resto. E intanto lo streaming avanza, da domenica molto meno clandestino.
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