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L'edizione odierna de "La Repubblica" pone l'accento su quanto accade in Coppa d'Africa, dove i numerosi campioni affermatisi in Europa con addosso maglie prestigiose, non riescono ad incidere in favore delle proprie nazionali.
"Un altro “mal d’Africa”. Colpisce sempre l’anima, come quello classico, ma non è nostalgia di tornare in Africa dopo esserci stati, non è amore. E le vittime non sono i visitatori occasionali, bensì alcuni selezionati africani, creature assolutamente privilegiate, che vanno a ritroso: sbarcano nel proprio continente per disputare la Coppa d’Africa circondati da mille attenzioni, caricati di mille responsabilità e convinti, in partenza, di fare mille gol. E poi che succede? Succede che lo sbarco di tutti questi mille si rivela una mezza fregatura. Viziati dalla qualità in cui hanno imparato a vivere in Europa, e che loro stessi hanno spesso contribuito a determinare, Mahrez, Salah, in parte Aubameyang, da trascinatori mutano in trascinati, da elementi chiave in elementi lucchetto. Più che risolvere bloccano. Abituati a ricevere palle pulite, mal s’adattano a sbattersi dietro i palloni sporchi di un calcio più ruvido, perché nell’Egitto non c’è Strootman e nell’Algeria c’è solo Slimani, compagno di Mahrez al Leicester, che magari è pure più spaesato e stranito del compagno. Mahrez segna ma dopo due giorni è un altro. Aubameyang segna ma perde continuamente la pazienza o spesso sparisce. Non sarà il torneo in cui può accadere che il campione diventi una milionaria zavorra?"
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