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Il calcio nelle sue istituzioni può essere così auto-assolutorio?
—«Partiamo dal c.t.: deve saper gestire un gruppo in base alle proprie idee tattiche. Il suo curriculum parla da solo ma è evidente che ha responsabilità».
Lei si aspettava perciò le sue dimissioni?
—«Un attimo… Chi ora le invoca dimentica che lo scorso anno riteneva Spalletti il miglior tecnico a disposizione: consideriamo pure che dopo la parentesi di Napoli avrebbe avuto occasioni dal punto di vista economico più allettanti. Ma se ora Luciano dice di essere pronto a rimettersi in gioco per dimostrare di poter ottenere risultati migliori, chi dovrebbe prendere la decisione di sostituirlo? I vertici federali che sono i primi a essere messi in discussione?».
Ha sentito Gravina?
—«Certo, mi sono permesso di dirgli che non avrebbe potuto dilatare nel tempo questa situazione. L’aria si è fatta irrespirabile. Prima di questa tragedia nazionale, le elezioni federali si sarebbero dovute tenere fra febbraio e marzo del prossimo anno. Le ha convocate invece a novembre, alla prima data utile. Chi chiede le dimissioni deve sapere che, quando un presidente lascia, decade il consiglio che, in attesa di nuove elezioni entro novanta giorni, esercita le funzioni di ordinaria amministrazione. Chi arriverà si prenderà le sue responsabilità e deciderà se accordare fiducia a Spalletti oppure fare altre valutazioni».
Che consiglio si sente di dare al futuro presidente federale?
—«Chiunque ricoprirà quella carica in futuro deve comprendere che senza il necessario compromesso si ritroverà a dover discutere con qualche componente. Voglio ricordare che a fronte dei successi dell’Italia Under 17 e Under 19 agli Europei e della finale ai Mondiali Under 20, la Under 21 non si è qualificata alle Olimpiadi e quella maggiore ha fallito in Germania: qualcosa vorrà pur dire. Comunque oggi una delle componenti è in totale contrasto con il resto dello sport italiano».
(Corriere della Sera)
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