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Milan, Maldini: “Mercato? Pronti ma non abbiamo disponibilità. Poco rispettoso che Elliott…”

Alessandro Cosattini

Prende la parola Paolo Maldini in casa Milan. Ecco le dichiarazioni del dirigente sullo scudetto e non solo

Prende la parola Paolo Maldini in casa Milan. Così l'ex capitano rossonero, ora dirigente, a La Gazzetta dello Sport ha analizzato la vittoria dello scudetto e non solo:

Questo scudetto numero 19 è un capolavoro o un miracolo?

«Direi un capolavoro. È la vittoria delle idee, della volontà e dello spirito di gruppo. Siamo rimasti due anni al vertice riuscendo a fare qualcosa di super contro ogni previsione. E non è banale il fatto che negli ultimi 20 anni il Milan di scudetti ne avesse vinti solo due. Ecco perché ci dà tanto orgoglio».

Molti ex scudettati rossoneri in un sondaggio della Gazzetta l’hanno definito il più bello, il più sorprendente. È così?

«Direi di sì. È simile al titolo conquistato con Zaccheroni nel 1999. Ma è venuto con meno investimenti e più idee».

C’è chi afferma che lo scudetto l’ha perso l’Inter...

«Sono opinioni. Dico che abbiamo fatto 86 punti. E solo una volta nella storia dei campionati a tre punti il Milan era riuscito a fare di più. E vorrei aggiungere che l’entusiasmo che abbiamo registrato nei tifosi era dovuto anche al gioco che la squadra ha espresso e al coraggio che abbiamo dimostrato. Anche nelle scelte di mercato. Questo inverno avevamo Kjaer fuori per infortunio e Tomori che si è lesionato il menisco. Non c’era budget. Potevamo prendere un giocatore in prestito per tappare il buco. Invece abbiamo dato fiducia ai nostri giovani. Perché sappiamo che ci possono garantire tanto».

Sul mercato immagino che vi siate mossi da tempo...

«Da mesi ma in questo momento non abbiamo la disponibilità economica per pensare a questo salto di qualità. Anche perché siamo in una fase di passaggio. Vedremo... E in più c’è anche la questione relativa al contratto mio e di Massara. Siamo in scadenza e non abbiamo rinnovato. Devo dire che per il nostro percorso e per ciò che è successo in passato anche durante il periodo di crisi con Rangnick, trovo poco rispettoso il fatto che a oggi l’amministratore delegato ed Elliott non si siano neanche seduti a parlare con noi. Dico solo a parlare. Perché loro potrebbero anche dirci “il vostro lavoro non è stato abbastanza buono per continuare”. O può essere che io dica “la vostra strategia non mi piace”. Come ho detto a suo tempo a me piace essere una sorta di garanzia per il milanista. Io non sono la persona giusta per fare un progetto che non ha un’idea vincente. Non potrei mai farlo. La realtà è che la proprietà non si è mai seduta al tavolo e questa cosa non va bene».

Inter e Juve stanno già reagendo sul mercato per riscattarsi.

«La Juve non ha intenzione di fermarsi a Vlahovic. L’Inter farà lo stesso. La prossima stagione avremo un campionato che salirà di livello. Perché anche Roma, Napoli, Fiorentina, Lazio e Atalanta saranno competitive. Ecco perché il ragionamento sulla nostra strategia è fondamentale».

Chiudiamo con San Siro: è giusto lasciarlo e costruire uno stadio nuovo?

«San Siro è stato fatto grande dalle squadre che vi hanno giocato. Se vogliamo essere competitivi serve uno stadio nuovo. È l’unico modo per essere competitivi in Europa. Ma lo stadio nuovo non può avere 55mila spettatori, deve essere grande, capiente. Il calcio è uno sport popolare, lo stadio non può essere elitario. Noi dobbiamo ai nostri tifosi un impianto grande almeno come San Siro».