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Repubblica – Mancini, la sparata era per qualcuno dentro l’Inter. Qualcuno che…

Alla vigilia dell'ultima sfida della stagione, il tecnico si sfoga: "Se qualcuno non è contento del mio lavoro lo dica"

Francesco Parrone

Nell'edizione odierna, La Repubblica approfondisce la posizione di Roberto Mancini dopo le sue parole nella conferenza stampa di ieri: "Si aprirà stasera dopo Sassuolo-Inter, anzi è stata inaugurata ieri con le simpatiche dichiarazioni di Roberto Mancini, un’altra estate interista. Mossa, incerta e un po’ pazza, in bilico come sarà tra austerity necessaria e rivoluzione possibile. Se ancora ci fossero stati dubbi sul fatto che nel club la situazione sia incerta, sono arrivate ieri le frasi del tecnico, alla vigilia di una partita che per l’Inter conta nulla (il quarto posto è ufficiale) e per Sassuolo e Milan parecchio di più.

Il Mancio recapita questi fulmini a cielo già imbronciato di suo: «Ho un altro anno di contratto, ma se qualcuno non è contento del mio lavoro lo dica: in quel caso strapperemo il contratto e l’Inter non mi dovrà niente. Ho la percezione che non tutti abbiano capito la situazione in questo anno e mezzo: sentirsi dire “eh, Mancini ha cambiato undici giocatori ed è arrivato quarto” non va bene. L’unica certezza è che ora siamo nettamente dietro Juve, Napoli e Roma, mentre la squadra ha ormai una base: 5-6 giocatori su cui puntare e altri tre da inserire per migliorare. Devo parlare col presidente, devo capire quello che potremo e o che saremo obbligati a fare. Ci parlerò, posso andare anche in Indonesia».

Quella di Mancini può essere la classica sparata di ogni allenatore alla vigilia di un calciomercato: compratemi giocatori, io fin qui ho fatto il massimo e ora aiutatemi voi. Eppure, in una realtà complessa come quella interista, le sue frasi possono essere lette anche in un altro modo. Perché dal club non sono mai arrivate prese di posizione ostili a Mancini, anzi. Lo stesso vicepresidente Zanetti, ieri a Pechino per l’apertura della terza scuola calcio interista in Cina dopo quelle di Shanghai e Nanchino, ribadisce: «La nostra intenzione è continuare con Mancini. Il quarto posto è un risultato straordinario considerato da dove eravamo partiti, anche se in alcuni momenti era possibile fare di più».

Con chi ce l’ha, Mancini? Difficile che si riferisca agli opinionisti che l’hanno criticato legittimamente, perché in ogni caso l’eclissi interista nei due mesi invernali è rimasta inspiegabile. Più probabile che il tecnico si riferisca a qualcuno dentro l’Inter, qualcuno di importante, che non lo apprezza e auspicherebbe un suo allontanamento, magari per far spazio al sogno rappresentato da Diego Simeone (se vincesse la Champions potrebbe considerare chiuso il suo ciclo all’Atletico). Ma sono discorsi prematuri.

All’Inter l’unica cosa chiara in questo momento è che Thohir vuole impostare una campagna acquisti al risparmio, cedendo pezzi pregiati se è il caso, è che questa strategia fa venire il morbillo a Mancini, limita gli spazi di manovra dell’addetto al mercato Piero Ausilio e non convince affatto Massimo Moratti. Insomma, il piano di Thohir non piace a nessuno, e intanto non è chiaro se e quando i cinesi di Suning entreranno e con quali quote, se e quando Thohir riuscirà a rilanciare il club, se e quando Moratti deciderà di rompere gli indugi e di riprendersi un pezzo della sua creatura. È una situazione assai ingarbugliata, e Mancini non ci vede chiaro come tutti. Sarà un’estate divertente".

(Fonte: Andrea Sorrentino, La Repubblica 14/05/16)

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