Se con la Figc il capitolo clausola è andato storto, in passato Mancini ha più volte lasciato le panchine su cui sedeva con le tasche piene
Hanno sorpreso tutti le dimissioni di Roberto Mancini da c.t. dell'Italia. Come sottolinea la Gazzetta dello Sport, se con la Figc il capitolo clausola è andato storto, in passato Mancini ha più volte lasciato le panchine su cui sedeva con le tasche piene. Il quotidiano ricorda i due addii all'Inter nel 2008 e 2016.
"Andando a ritroso, nell’agosto del 2016 arriva l’esonero dall’Inter, motivato da pessime prestazioni nelle amichevoli e un rapporto mai nato davvero con Suning. La dirigenza punta in realtà alle dimissioni, ma il tecnico non ha alcuna intenzione di rinunciare ai circa 5 milioni netti previsti dal contratto stipulato appena due anni prima con Thohir. Alla fine l’accordo si trova (arriverà De Boer) e l’allenatore lascia Milano con 3 milioni di euro di buonuscita".
"Ma l’addio più “gratificante” è stato senza dubbio quello del 2008 dall’Inter. Mancini arriva sulla panchina nerazzurra nel 2004 e a partire dal 2005 conquista tre scudetti di fila. Una specie di sogno per Massimo Moratti, che non è però persona da lasciar correre se si accorge che qualcuno alza troppo la cresta. Il tecnico vince lo scudetto, ma il 29 maggio viene comunque esonerato. Il motivo? In una nota pubblicata sul sito ufficiale dell’Inter si fa esplicito riferimento alle parole dell’allenatore al termine della gara di Champions contro il Liverpool dell’11 marzo".
«I prossimi due mesi e mezzo saranno gli ultimi alla guida della squadra. Una decisione che avevo già preso, non dipende da questa sconfitta», aveva annunciato a sorpresa soprattutto per il presidente Moratti che lo allontana. Mancini però, contrariamente alle aspettative (e ai suoi stessi annunci) resta fermo un anno, continuando quindi a percepire lo stipendio milionario previsto dal rinnovo del 2007. La rescissione arriva l’anno dopo con una buonuscita generosa da 8 milioni di euro".