Lei l'aveva visto non molto tempo fa allo stadio di Genova quando la Sampdoria aveva dedicato ad Eriksson un tributo speciale
“Sì. In quell'occasione ho potuto passare del tempo con lui. Aveva una positività e dignità straordinarie che non lo hanno lasciato per un solo secondo. Eppure sapeva che stava per morire”.
Mister, in pochi mesi lei ha perso tre figure importantissime nella sua vita: Sinia Mihajlovic poi Gianluca Vialli e adesso Eriksson.
“Sono tre persone che hanno fatto veramente parte della mia vita. In gioventù, da calciatore, Mihajlovic e Vialli come compagni e Sven come maestro. Con Sven nella Samp e nella Lazio, con Vialli fino all'ultimo europeo".
Cosa è stato per lei Eriksson?
“Un maestro di vita”.
Mi corregga se sbaglio, è stato proprio Eriksson a rappresentare il suo passaggio da calciatore ad allenatore, vero?
"Non sbaglia. Io ho smesso di giocare alla Lazio e ho iniziato subito a fare l'assistente di Eriksson. Ho rubato molto molto da lui, è stato fondamentale in quello che sono oggi".
Che allenatore è stato Eriksson?
"Grandissimo. Ha fatto bene in tutte le squadre che ha allenato: ha portato tattica e anche soprattutto tanta gentilezza. Le posso raccontare un aneddoto?”.
Certo.
“Ricordo di una volta, ai tempi della Sampdoria, allenatore Boskov, avevamo appena perso la coppa dei campioni in finale contro il Barcellona ed era un momento nel quale la società stava cambiando gran parte dei giocatori. Io e Vialli incontrammo Sven a Monte Carlo e gli spiegammo che a Genova si stava benissimo e che sarebbe stata una gran cosa se lui fosse venuto ad allenarci”.
Venne?
“Sì, lui venne alla Sampdoria, purtroppo però vendettero Vialli e Sven trovò solo me. Che sfortuna (ride)”.
Si è mai arrabbiato con lei?
“Spesso. Io non ero un tipo tranquillo, in campo protestavo spesso con gli arbitri, con i compagni. Sven, che mi conosceva molto bene e soprattutto mi voleva molto bene, anche perché gli facevo spesso vincere le partite (ride), si arrabbiava. E quando si arrabbiava gli venivano le guance rosse”.
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