È stato zitto quasi un anno, ma adesso Mark Hughes, detto Sparky, è tornato ad allenare, il Fulham, e non perde l'occasione per togliersi qualche sassolino, proprio alla vigilia del match tra la sua attuale squadra e il suo ex club, il Manchester City. L'obiettivo preferito sembra essere proprio colui che gli ha "rubato" la panchina dei Citizens, ovvero Roberto Mancini: "Bisogna avere rispetto per i ruoli delle persone perché se un club venisse da me per chiedermi se fossi interessato a fare l’allenatore, io gli direi che non sapevo che tale posto fosse libero. Non sono abbastanza ingenuo da pensare che non succeda e forse ho capito com’è andata. Sono stati un po’ irrispettosi nei miei confronti e verso la fine, quando avevo bisogno di appoggio, non me lo hanno dato. Avrei potuto criticare tutti, ma non è il mio modo di agire. Il fatto è che quando gli uomini d’affari arrivano nel calcio, portano le strategie e il linguaggio del marketing e pensano di poterle applicare anche qui. Tu puoi anche fare tutto giusto e realizzare grandi profitti, ma poi al sabato perdi lo stesso”
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Mancini: “Il City è migliorato” L’ex Hughes: “Bisogna rispettare gli altri”
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La risposta del Mancio non si è fatta attendere: "Abbiamo migliorato tanto – si legge sul Mirror Sports – e siamo in quarta posizione, appena tre punti dietro il Manchester United, pur con tutti i problemi che abbiamo avuto: Balotelli ha giocato solo quattro partite come Boateng, Kolarov due, Tevez è stato infortunato, eppure siamo qui. Abbiamo incassato pochi gol e abbiamo concesso pochissimo agli avversari e questo è importante. Non lo dico perché voglio salvarmi il posto, ma perché conosco il mio lavoro e la mia squadra e so cosa possiamo fare, per questo sono convinto che raggiungeremo la qualificazione alla Champions League e che vinceremo qualcosa” facendo ben intendere che grazie a lui il City è cresciuto. E sulla sfida di domani, di personale con Hughes dice di non avere proprio nulla. “Sarà Fulham contro City e non Hughes contro Mancini. Non mi rammarico per quanto successo l’anno scorso, perché questa è la vita dell’allenatore: oggi sei qui, domani da un’altra parte e se uno non accetta questa cosa, non dovrebbe fare questo lavoro”.
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