Roberto Mancini non ha mai nascosto la sconfinata ammirazione nei confronti di Francesco Totti. L'ex allenatore nerazzurro è tornato a parlarne ai microfoni del Tempo, nella giornata in cui Francesco saluterà il club giallorosso: «Cosa rappresenta Totti per l'Italia? Tanto, Francesco è diventato anche Campione del Mondo nel 2006, si tratta di un traguardo incredibile. Parliamo di un calciatore magnifico, un fenomeno che ha lasciato un’eredità pesante. Molti ragazzi si sono ispirati a lui, il suo addio alla Roma lascerà un bel vuoto».
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Mancini: “Il futuro di Totti? Può decidere solo lui. Che peccato non averlo mai allenato”
Le parole dell'ex allenatore dell'Inter sulla grande carriera di Francesco Totti
Totti avversario «Ci siamo affrontati per qualche anno, lui è più giovane di me. Mi fa piacere che fu proprio mister Boskov-persona fondamentale per la mia crescita – a lanciarlo nel grande calcio. Io per Totti ho sempre avuto un debole, abbiamo portato sulle spalle lo stesso numero, le sue giocate erano le mie. Appena ha iniziato vedevo in lui me stesso, ho sempre avuto un’ammirazione particolare. Non posso che fare i complimenti ad un calciatore che ha dato tutta la sua vita ad una sola squadra, che a 40 anni è ancora in campo».
Il rapporto con la società Roma - «Io non so come sono andate precisamente le cose tra lui e la società quindi non posso aggiungere niente. È soltanto molto triste quando un giocatore della sua classe smette. Francesco è stato uno dei più grandi campioni della storia recente del calcio».
Totti-Mancini, avrebbe funzionato come coppia in campo? «Francesco è un giocatore fantastico, in cui spesso mi sono riconosciuto, non è un mistero. Ha avuto un grande coraggio a continuare, io alla sua età ero già in panchina da molto tempo. Ecco, lo dico: ho il rimpianto di non averlo mai allenato, mi sarei divertito moltissimo, soprattutto nelle partite in famiglia».
Quale sarà l’evoluzione del numero 10? «Magari in alcuni momenti si potrà giocare con una punta classica, come Totti, oppure a volte potrà diventare la seconda punta come spesso avviene nelle squadre alla ricerca di maggiore equilibrio. Però è chiaro che se la squadra dispone di un grande giocatore, di un numero 10, oltre ad avere due grandi attaccanti, credo abbia già una straordinaria base di partenza. Basta vedere il Barcellona con Neymar, Suarez e Messi, che può essere un numero 10: con elementi di questa qualità e di classe si parte sempre in vantaggio».
Il futuro di Francesco - «Dovrà decidere lui, non so se continuerà, non mi permetto di giudicare. Io sono del parere che i grandi campioni debbano scegliere da soli cosa fare».
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