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Roberto Mancini dieci anni dopo. Ha festeggiato i 40 all'Inter e farà lo stesso con i 50. Una cosa incredibile per lui e forse anche per gli interisti: in pochi avrebbero mai pensato ad un suo ritorno. L'annuncio del suo arrivo ha spiazzato un po' tutti, forse anche lui (ha confessato pure di aver organizzato una festa per il suo compleanno, poi rimandata perché è arrivata la chiamata della società nerazzurra) che sa di avere una strada lunga e in salita davanti.
Sono tempi diversi rispetto al 2004, ci sono meno risorse, ma la stessa identica tradizione, lo stesso blasone da difendere. L'Inter deve tornare a vincere, a puntare verso gli obiettivi che le competono. Thohir si è affidato al Mancio dopo aver deciso di chiudere con Mazzarri nonostante un contratto già rinnovato in estate fino al 2016. E adesso è tutto in divenire.
Sperimenta, appunta, studia il tecnico interista per capire come fare di questa squadra la sua squadra. Intanto ha portato alla Pinetina il suo entusiasmo, il suo carattere, i suoi sorrisi e la sua spontaneità.
La sedia è troppo alta, lui prova ad abbassarla, ma poi diventa troppo bassa e Juan Jesus, lì al suo fianco, sembra quasi un gigante: il calciatore si sente in imbarazzo e decide di abbassare la sedia alla stessa altezza. Adesso sono di nuovo allineati nell'inquadratura. Ride Mancini, di se e della situazione, ridono anche i giornalisti presenti in sala.
Quando al difensore brasiliano chiedono cosa significa essere allenato da lui, il mister sorride e gli poggia la mano sulla spalla come a rassicurarlo o per avvertirlo. JJ risponde: "E' un onore per me essere allenato da chi ha vinto tanto anche quando giocava". Risposta esatta. "Domani titolare, partite da lui". Mancini is back. E pure un po' di allegria.
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