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Il quotidiano Liberofa il punto sulla sfida di questa sera contro il Bologna , match cruciale per il raggiungimento del terzo posto: "Pare che nel mondo Inter conti solo cosa fa Mancini, cosa fa Icardi, cosa fa Thohir, cosa fa il magazziniere e anche il caffettiere della Pinetina. Come se il tempo si fosse fermato, sospeso in attesa del futuro, delle bombe di mercato, del fallimento della società, dei debiti e di «quanto è inutile Eder ». Normale che poi il Mancio in conferenza sia abbottonato come un eschimese al polo nord. L’incontro con i giornalisti alla vigilia della cruciale sfida con il Bologna (stasera alle 20.45, di nuovo a San Siro) comincia così: «Buongiorno Mancini, rimarrà anche l’anno prossimo?». Il tecnico dell’Inter cortesemente ribadisce: «Ho sempre stimoli perchémi piace fare questo lavoro. Amo il mio mestiere, qui ci sono sempre gli stimoli. Se non mi mandano via resto».
L’Inter però è concentrata. Il momento è cruciale: c’è la non eventuale sfida con il Bologna, che non prende uno straccio di gol da tre partite e con Donadoni ha una media punti da Champions. L’imperativo è la continuità, dopo le belle prestazioni casalinghe condite da tre gol l’una con Juve (in Coppa Italia) e Palermo. La «sfida terzo posto» di settimana prossima con la Roma sarà pressoché inutile senza i tre punti contro i rossoblu, anche perché i giallorossi sono impegnati domani a Udine con tutti i favori del pronostico. Roberto Mancini dunque avverte l’Inter: «Donadoni ha dato fiducia a giocatori giovani e forti. Se sono reduci da tre 0-0 vuol dire che sono duri da affrontare e battere. Anche davanti hanno gente brava, Destro si è ambientato e Giaccherini è sempre pericoloso. Dobbiamo concentrarci su questa partita e non pensare alla Roma». Bologna che rappresenta una bella fetta di passato per Mancini.
Proprio al Dall’Ara partì la sua carriera da calciatore, ma da allenatore non ci è ancora tornato: «Io di nuovo a Bologna? Si dice che sono bollito ma ho tanti anni davanti. Amo il Bologna». Capitolo formazione, l’Inter sta pian piano scrollandosi di dosso le contraddizioni del doppio medianaccio (Medel-Melo), della rotazione estrema degli interpreti e della discontinuità dei moduli. Il 4-4-2 o 4-2-3-1, che dir si voglia, spregiudicato e qualitativo visto con il Palermo può e deve essere la strada giusta. Perché ora non si può più prescindere da Perisic e Ljajic («che si allena male quando teme di non giocare. Se invece pensa di essere tra gli 11, lavora bene...) finalmente decisivi, da Icardi (che progetta i 10 gol in 10 partite per arrivare a 22 come l’anno scorso) e da un Palacio che come simuove fa giocare bene tutta la squadra. . In mediana favorita la coppia Kondogbia-Medel, per cui il grande sacrificato dovrebbe essere Brozovic, che Mancio comunque considera «titolare». Torna Handanovic tra i pali, davanti a lui D’Ambrosio e Nagatomo esterni, Murillo e Miranda centrali. Di quest’ultimo si parlerà con il ct del Brasile Dunga, che sarà in tribuna a San Siro, per evitare una sua convocazione con la Selecao sia in Copa America che alle Olimpiadi. In chiusura salta fuori il nome di Ibrahimovic, parametro zero di lusso per l’estate. Ma Mancini fa il velo: «Non ho più il suo numero. Ma fossi il Psg me lo terrei stretto». Testa al Bologna, crocevia".
(Fonte: Claudio Savelli, Libero)
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