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L'ex presidente della Sampdoria, ed imprenditore, Enrico Mantovani, ha rilasciato un'intervista a Tuttosport, lui che conosce benissimo Mancini e Ventura:
Enrico Mantovani, c'è Inter-Torino, con due tecnici che conosce bene.
«Intanto è necessario fare una distinzione. Roberto l'ho avuto da giocatore ma non da allenatore, e i due ruoli sono molto differenti. Anche perché ad essere sincero nel suo caso ho avuto torto: mai avrei pensato che Mancini, visti alcuni atteggiamenti un po' sopra le righe, avrebbe potuto intraprendere la carriera di tecnico. In campo era un fuoriclasse, si vedeva che in qualche modo dava già indicazioni alla sua squadra e la sapeva far giocare. Ma fare l'allenatore significa anche fare i conti con le dinamiche dello spogliatoio e a volte confrontarsi con i grandi campioni. Mancini è sempre stato molto estroverso e pensavo che questo potesse rappresentare un limite per poter intraprendere una carriera così difficile. Invece è stato bravo perché ha saputo smussare alcuni angoli del suo carattere. Il suo palmares dice che ovunque è andato ha fatto bene. È vero che ha anche allenato sempre grandi squadre ma ci sono tanti allenatori che pur con una rosa forte non riescono a vincere nulla».
All'Inter però i risultati sono altalenanti.
«Si, quest'anno non è una grande stagione per i nerazzurri, però Mancini resta un grande allenatore. Lo dimostra quanto ha fatto in passato e credo debba godere della piena fiducia di tutto l'ambiente».
E Ventura?
«Il discorso su Ventura è diverso e resta un tasto dolente per entrambi, visto che l'anno della mancata promozione, il mio ultimo da presidente, rappresenta un capitolo buio nella storia della Samp. Avendolo avuto da allenatore conosco quello che può dare all'ambiente. Essere profeta in patria è complicato e io non avevo valutato che il peso di lavorare nella sua città e per la squadra per cui tifa avrebbe potuto causargli qualche difficoltà in più. Eppure quanto lo chiamai per provare a centrare la promozione arrivava dalle esperienze positive di Lecce e Cagliari. Ma reggere la pressione era difficile anche perché la Sampdoria stava attraversando un momento storico particolare e aveva l'obbligo di tornare in serie A. Impegno che non riuscimmo a mantenere (nonostante avesse in rosa giocatori come Matteo Sereni, Simone Vergassola, Francesco Flachi ndr) ma la mancata promozione non fu solo colpa di Ventura».
In che rapporti è rimasto con entrambi?
«Con Mancini sanno tutti che ci sono state delle frizioni, e abbiamo avuto un momento di gelo. Però io credo che nella vita sia giusto guardare avanti e gettarsi tutto alle spalle. I problemi veri sono altri. Adesso ci salutiamo cordialmente. Diciamo che entrambi siamo andati oltre. Con Ventura non ho mai avuto incomprensioni. Tanto che dopo l'esperienza negativa alla Samp mi chiamò il presidente dell'Udinese Gino Pozzo per chiedermi referenze e io gli parlai bene di lui nonostante l'esperienza negativa dal punto di vista dei risultati».
Ora però anche a Torino Ventura sembra essere finito nel mirino.
«Purtroppo c'è ancora questa mentalità di voler cambiare sempre guida tecnica e cinque anni con lo stesso allenatore in panchina, come ha fatto il club di Cairo, credo che per il nostro paese sia quasi un record. Dopo tanto tempo subentrano altre situazioni, magari la piazza si è stufata, ma credo che lo stesso Ventura possa essersi stancato del Torino. Credo che sia come i matrimoni, quando c'è la crisi del settimo anno. Ecco, nel calcio più o meno è la stessa cosa».
Un pregio e un difetto di Ventura?
«Il pregio è facile perché è un tecnico molto meticoloso, che ha grande dedizione per il suo lavoro e che prepara bene le partite e, come si dice, è sempre sul pezzo. Un difetto? Ha difficoltà a gestire le critiche ed è permaloso».
Un pregio e un difetto di Mancini?
«Da giocatore, visto che l'ho avuto solo in questa veste, posso dire che era un artista del pallone. Roberto è nato per giocare a calcio. Un difetto? Si arrabbia sempre troppo. E anche lui in quanto a permalosità ...diciamo che batte Ventura 10 a 0».
Da profondo conoscitore della piazza genovese, come vedrebbe l'arrivo al Torino dell'attuale tecnico del Genoa Gian Piero Gasperini?
«Molto bene. Sarebbe un matrimonio perfetto visto che anche Gasperini è un tecnico meticoloso. Poi fa giocare bene le sue squadre e non è poco. È chiaro che resta da capire se ci sarà comunità di intenti e se anche la società granata sarebbe disposta a costruirgli una squadra adatta alle sue caratteristiche e al suo modo di intendere il calcio».
Inter-Torino, per chi tifa?
«Io tifo solo per la Sampdoria. Anche se ora in verità mi sono appassionato all'Entella che è una splendida realtà. Ma sono in categorie diverse per cui riesco a guardare entrambe il sabato e la domenica e non lo considero uno sgarbo alla mia Samp».
Ma per la formazione di Montella, in chiave lotta alla salvezza, non sarebbe meglio una sconfitta della formazione granata?
«Sono certo che il Torino non sarà tra le squadre che finiranno in B. Leggo dichiarazioni preoccupate e allarmistiche di Ventura. Suvvia.».
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