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Lungo editoriale di Matteo Marani sull'edizione odierna di Tuttosport. Ecco il pensiero del giornalista in merito all'Inter e a Conte, al centro del dibattito in queste ore:
"Domani sera, contro il rilanciato Torino di Longo, Antonio Conte dovrà vincere per non vedersi soppiantare dall'Atalanta, ultima beffa nella declinante annata dell’Inter. In pochi avrebbero potuto immaginarlo al termine dell’andata, quando l’Inter aveva girato seconda a due punti dalla Juventus. L’allenatore, rientrato in Italia affamato di rivincite, aveva marcato fin lì la differenza, con una squadra compatta, solida, determinata. Poi, come succede da sempre alla Pinetina, i primi spifferi di gennaio si sono trasformati in vento in febbraio. E in tempesta in primavera. L’uomo che doveva diventare l’anti-Juve in carne e sangue, da noi elogiato per l’impronta nuova fornita alla squadra, è diventato normale, anche lui ordinario. Il ritorno è diventato un calvario: fragilità, errori, scomposti sfoghi in sala stampa, come l’ultimo post Bologna sul progetto “preconfezionato”. Una toppa peggiore del buco, davanti a un mercato da 150 milioni di euro".
DIFFICOLTA' - "Nella seconda parte di stagione, l’Inter è settima: ha perso 10 punti dall’Atalanta, 9 dalla Juve, ma soprattutto ha fatto peggio di Sassuolo e Milan. Difficile da comprendere e giustificare. Conte, giunto a Milano con ingaggio da “top player”, per dirla con Marotta, ha smesso di essere il differenziale del campionato, come lo era stato invece nella prima parte. Il simbolo delle due fasi è Lautaro Martinez: 10 gol all'andata, 2 al ritorno. E non possiamo ridurre il tutto alle distrazioni da mercato. L’Inter del 2020 ha messo in fila troppi pareggi: Atalanta, Lecce, Cagliari, Sassuolo, Verona giovedì. Quanto agli scontri diretti con Juventus e Lazio, ha vinto quello di andata contro i romani, perdendo gli altri tre. Brutto segnale. Come ha ricordato lo stesso allenatore, la squadra ha perso 20 punti da vantaggio. Servono delle risposte, ma ancora prima delle domande".
PROSPETTIVE - "Più che la rabbia, urge una seria riflessone in prospettiva della prossima stagione. Nel mezzo, c’è ancora un’Europa League che andrà disputata con il massimo dell’impegno. La stagione ripartirà subito dopo e chiudere bene sarà decisivo per ricominciare meglio. Nel 2021 l'Inter di Suning avrà l’obbligo di competere per vincere. In questo è mancato davvero il Conte del primo anno. Ci sta di non riuscire a trionfare in campionato, meno nell'uscire dalla corsa quando parte lo sprint finale e non esserci. Conte, che oggi viaggia 8 punti sopra l’Inter di Spalletti, troppo poco rispetto alle attese, non deve inseguire alibi. Non ha senso ricordare il pedigree di Sensi e Barella, oltretutto ottimi finché sono stati entrambi in campo, o lamentare la situazione ricevuta. Conte è il più bravo al mondo nell'imprimere una svolta alle squadre: più 26 punti nel primo anno di Juve, più 46 al Chelsea. In estate, l’Inter lo ha aiutato in ogni modo, togliendoli di torno pure Icardi e Nainggolan per non turbare la serenità interna. A gennaio vi ha aggiunto l’acquisto di Eriksen, una pedina che doveva consentire all'Inter di accorciare la distanza sulla Juve e che al momento - in un corto circuito tra uomini mercato e panchina - risulta un corpo estraneo nel gioco di Conte".
FUTURO - "È sbagliato volere distruggere ogni cosa. E qui nessuno ama guardare al bicchiere mezzo vuoto. Ma occorre capire bene cosa non abbia funzionato dopo Natale, perché ancora l’Inter non sia riuscita a diventare una grande squadra. La tenacia di Conte, che sa sfociare in ferocia e in pressing su tutto l’ambiente, sovente stressandolo a fronte di grandi risultati, deve produrre in campo una compattezza maggiore, una mentalità che il leccese ha sempre trasferito alle squadre, facendole diventare vincenti. È necessario ritrovare quanto prima il Conte iniziale. Il Conte intero, non dimezzato".
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