Lungo editoriale di Matteo Marani sulle colonne di Tuttosport. Il giornalista ha analizzato i ritorni in Italia di Sarri e Conte:
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Marani: “Sensi regista di livello europeo. Conte? Scelta tutta di Marotta, ora Suning…”
Il vicedirettore di Sky Sport così su Tuttosport
"Giugno 2019 lo ricorderemo come il mese dell’impossibile che si fa possibile. Maurizio Sarri, il comandante che da Napoli voleva assaltare il potere della Juve, dopo l’impeccabile conferenza di tre giorni fa è il nuovo allenatore bianconero. Antonio Conte, che al contrario ha simboleggiato l’orgoglio juventino, si presenterà oggi alla Pinetina per rispondere ai giornalisti da allenatore dell'Inter. A un passo dall’incredibile, si è pure sfiorato il passaggio di Mihajlovic alla Roma. La verità è che finalmente siamo un Paese normale, in cui si guarda al merito e in cui il progetto non lo si basa più sui pregiudizi ideologici, ma sugli obiettivi futuri. Una seconda verità, ancora più lusinghiera, è che i club italiani più ricchi di questa stagione storica, intendo Juventus e Inter, hanno puntato su due allenatori italiani, entrambi di rientro in patria e accomunati dal fatto di essere stati gli ultimi tecnici del Chelsea. Uno vi ha vinto la Premier, Conte, l’altro l’Europa League, Sarri. Well done. Se ai due aggiungiamo Marco Giampaolo sulla panchina del Milan, vediamo che le tre principali società – per blasone e storia – sono in mano a tecnici cui certamente non dispiace il bel calcio. Belle notizie, bellissimo momento".
CONTE-INTER - "La sfida più affascinante resta quella di Antonio Conte. Da dieci anni, diciamo serenamente dall’uscita di José Mourinho, l’Inter è progressivamente scesa. È vero che nelle ultimi due stagioni Luciano Spalletti ha fatto un ottimo lavoro, con la qualificazione in Champions sempre centrata, ma è evidente che le ambizioni dei nerazzurri siano superiori a un quarto posto e per quelle si è sacrificato il tecnico di Certaldo. Suning ha innestato una marcia diversa: fatturato notevolmente cresciuto, una nuova e moderna sede, il progetto dello stadio, soprattutto Beppe Marotta e Antonio Conte. È la coppia, sperimentata a Torino, che dovrà riavvicinare l’Inter alla Juventus e superare l’eccellente Napoli di Ancelotti. Un compito difficile, non scontato, al quale l’Inter non può però più sottrarsi dopo un decennio di dominio Juventus. Sono convinto che Conte farà bene in nerazzurro. L’inizio è promettente: Sensi è regista di livello europeo, così come Barella, altro nome inseguito dai nerazzurri. Se sarà 3-5-2, il centrocampo di Conte è quasi fatto: Barella, Sensi e Nainggolan da interno, come già impiegato a Cagliari e nella prima Roma. Ovviamente con licenza di segnare. Negli ultimi 5 tornei ai quali ha partecipato, Conte ha vinto quattro volte. A questo va aggiunto il buon Europeo con l’Italia di tre anni fa".
OSSESSIONE - "Antonio da Lecce ha alcuni punti decisivi dalla sua. Il primo è l’ossessione. Vuole vincere, è affamato di successo, spasmodico e martellante, un’energia che segnerà tutto l’ambiente. È un dettaglio, ma dice molto del professionista: Conte non comunica mai l’orario dell’allenamento con giorni di anticipo e questo per tenere sulla corda i giocatori. Il loro primo compito deve essere il calcio, non il tempo libero. Le regole che impone allo spogliatoio sono una garanzia, come ha rivendicato nelle poche risposte confezionate per il canale tematico all’arrivo a Milano. A Mauro Icardi il discorso sarà fatto con chiarezza. Già Spalletti aveva chiesto disciplina, al punto da togliergli la fascia, ma con Conte il messaggio sarà ancora più netto. Se da qui al 31 agosto l’argentino non sarà ceduto, dovrà mettersi al servizio del nuovo allenatore come un agnellino. È troppo ampio il credito di cui gode Conte. Non per l’investimento fatto su di lui da Suning, ma per curriculum. L’ultimo elemento di fiducia viene dal ricordato Marotta, tra i migliori dirigenti italiani. La scelta di Conte è stata sua, tutta sua, fortemente sua. E su questa decisione si gioca anche lui il futuro nell’Inter. Per cui saprà difendere l'allenatore e costruire un asse comune con lui, cosa che non gli è riuscita con Spalletti. Con un’Inter ritrovata, competitiva, potrà uscrine anche un campionato più aperto e divertente".
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