L'ex portiere e ora commentatore televisivo Luca Marchegiani ha rilasciato un'intervista ai microfoni del quotidiano Repubblica.
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Marchegiani: “Italia, oriundi non sono la soluzione: serve accordo con i club di A”
Il tema caldo è la Nazionale e la convocazione di Retegui, attaccante argentino di origini italiane in forza al Tigre:
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"Mi lascia estremamente perplesso che il calcio italiano sia arrivato a doversi accaparrare giocatori di altri Paesi. Non pensavo che saremmo arrivati a questo punto, fino a qualche anno fa succedeva soltanto alle squadre con meno tradizione e forza. Lo dico senza colpevolizzare i giocatori che sfruttano questa opportunità. Il discorso non vale solo per gli oriundi".
A chi si riferisce?
"A chi non ha ancora giocato in A. Io sono cresciuto in un calcio in cui la Nazionale aveva un valore straordinario: dovevi arrivarci dopo una serie di prestazioni di alto livello. Ora, al di là del fatto che Mancini sta facendo un ottimo lavoro di valorizzazione del talento, e che Zaniolo è l’esempio più ovvio perché poi ha dimostrato di essere all’altezza, io non discuto il potenziale dei giovani ma dico che la Nazionale dovrebbe essere un punto di arrivo, non di partenza. Invece ormai è l’Italia a segnalare calciatori al campionato, non viceversa".
E tornando agli oriundi?
"Personalmente non ne sono mai andato pazzo, anche se ci hanno aiutato a vincere. Ogni nazionale deve rappresentare il calcio del Paese: perciò in azzurro si dovrebbe giocare per nascita o almeno per formazione".
Il calciomercato esterofilo è l’origine dei guai?
"Bisogna interrogarsi sul perché una società importante, anche in B, preferisca prendere gli stranieri, che cosa spinga un club a questa politica. Io auspico un accordo per creare più convocabili: non si può fissare un tetto agli stranieri, ma nulla impedisce a una lega di stimolare l’impiego dei giocatori eleggibili in Nazionale: in tante circostanze il senso di appartenenza aiuta, in altri Paesi i ragazzi arrivano prima a essere titolari nei club".
Non è che a puntare sulle nazionali siano ormai solo le tve non i movimenti calcistici fagocitati dai club?
"Io in Italia ne farei piuttosto una questione di strategie delle società. L’unico centravanti italiano titolare nelle prime dieci in Serie A è Immobile alla Lazio. Certo, se il titolare è Osimhen al Napoli, a uno forte come Raspadori conviene restare lì, perché dietro un campione puoi imparare e crescere. Ma siamo altrettanto sicuri che in altre squadre i titolari stranieri siano sempre necessariamente i più bravi da scegliere sul mercato? Io qualche dubbio ce l’ho".
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