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Marino: “Assurdo riaprire lo sport con 600 morti al giorno. Si salvaguardi la stagione 2020-21”

Le parole del dt dell'Udinese

Marco Astori

Intervenuto ai microfoni di Tuttosport, Pierpaolo Marino, direttore dell'area tecnica dell'Udinese, ha parlato così dell'ipotetica ripresa del campionato dopo l'emergenza Coronavirus: «Mi sembra giusto che il primo obiettivo dei governanti sia quello di salvaguardare la salute pubblica. Combattiamo contro un nemico invisibile, letale, che non rispetta certo le logiche di chi prova a trovare soluzioni soprattutto per il calcio. E poi, ciò che sembra acquisito oggi può non esserlo più domani, c’è troppa incertezza. Trovo quindi assurdo pensare di riaprire gli eventi sportivi quando siamo costretti a registrare circa 600-700 morti al giorno, se non di più. Ricordo che in tempi neanche tanto recenti si è fermato tutto per un solo lutto. Sento tante parole, ma in questo momento i discorsi lasciano il tempo che trovano di fronte alla cruda realtà. Credo che adesso disquisire di un’eventuale ripresa dell’attività possa portare a un delirio di onnipotenza in qualcuno. Ma ci vogliamo rendere conto che siamo di fronte a una situazione non programmabile? Non sappiamo quando riusciremo a uscire dalla crisi sanitaria e a tornare a una situazione di normalità. Sinceramente, in questo momento, non riesco a pensare al futuro, a quando riprenderemo in modo sereno e sicuro».

Se tuttavia si riuscisse a partire ugualmente, a emergenza in corso, che cosa succederebbe?

«Non lo so. Innanzitutto vorrei capire chi se ne assumerebbe la responsabilità. Io parlo dall’interno del mondo del calcio: sette giorni prima dell’esplosione della crisi, il nostro governatore, Massimiliano Fedriga, aveva vietato la partita contro la Fiorentina a porte chiuse. La giocammo una settimana dopo, poi siamo finiti in quarantena per due settimane a causa della positività di alcuni giocatori viola. Aveva ragione Fedriga, dunque. Tutto questo per dire che certe valutazioni spettano a chi governa il Paese, alle autorità sanitarie, non a chi comanda nel calcio. Mi sembra che le vite umane siano infinitamente più importanti del problema di fare giocare partite in un ambiente spettrale, senza pubblico. Già, perché il calcio senza la presenza dei tifosi non ha senso».

E allora che cosa si deve fare?

«A me interessa salvaguardare la stagione 2020-21. La cosa che più mi preoccupa è l’eventualità di compromettere la prossima stagione per fare completare questa. In questo malaugurato caso allora sì che il nostro movimento non reggerebbe, subirebbe un colpo durissimo, irreparabile. Quindi bisogna stare molto attenti alle decisioni che assumeremo nei prossimi giorni. Bisogna avere un po’ di pazienza. Il calcio ce la farà. Come la nostra amata Italia».

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