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Marino: “Cina insegna, Serie A finita. Chi si prende la colpa se troviamo un positivo?”

Altre dichiarazioni del dt dell'Udinese: "La Uefa? E' quella che ha fatto giocare Atalanta-Valencia con gli effetti che sappiamo"

Marco Astori

Oltre all'intervista concessa ai microfoni di Tuttosport, il dt dell'Udinese Pierpaolo Marino ha parlato anche al quotidiano La Repubblica. Il tema affrontato è sempre quello della ripresa del campionato italiano.

Il suo auspicio è che a giugno si ricominci a giocare?

«Io sono molto preoccupato, e faccio una valutazione che va oltre questa stagione e si proietta già sulla prossima, la cui integrità vedo in pericolo. La situazione è un poco migliorata, ma stiamo combattendo contro un nemico che sta vincendo: non si può pensare che basti l'abrogazione di un decreto per riprendere come niente fosse».

Pessimista?

«Realista. Ho sempre fatto riferimento a quello che accadeva in Cina, già a fine febbraio mi ero reso conto di ciò che sarebbe successo: a quell'epoca, i cinesi stavano uscendo dal contagio eppure nessuna squadra era in ritiro e non c'era nessuna data per l'inizio del campionato. Quando da noi si discuteva se giocare a porte aperte o chiuse, io dicevo che stavamo per entrare in un film apocalittico, e nessuno se ne rendeva conto. La Cina è due mesi e mezzo avanti a noi come esperienza di coronavirus, ma non mi risulta che abbia ancora deciso come e quando tornare a giocare».

«L'Uefa è anche quella che fino a poche settimane fa non voleva rinviare l'Europeo o la Champions. E che ha fatto giocare Atalanta-Valencia, con gli effetti che sappiamo. Chi pensa di programmare il futuro fa un esercizio in cui io non mi voglio cimentare».

Cosa le impedisce di immaginare una ripresa?

«L'esperienza cinese, ma non solo. Chi si assumerà la responsabilità se nelle squadre troveremo un positivo? Noi dell'Udinese abbiamo fatto 14 giorni di quarantena dopo aver giocato contro la Fiorentina una partita che il governatore del Friuli non voleva che si giocasse, e aveva ragione lui: dovremmo accendere candele votive a chi ha evitato che anche noi ci contagiassimo».

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