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Inter-Milan, generazioni diverse a confronto. Marotta e Furlani, stessa passione e rispetto

Il derby di domani sera tra Inter e Milan sarà anche la sfida tra la dirigenza nerazzurra e quella rossonera

Il derby di domani sera tra Inter e Milan sarà anche la sfida tra la dirigenza nerazzurra e quella rossonera. Se nell'Inter non ci sono stati cambiamenti, nel Milan ha abbandonato Maldini e ora è Furlani ad avere in mano l'area sportiva.

"Quando Giorgio Furlani nasceva, Beppe Marotta già da tre anni girava per i campi di calcio con lo status di dirigente. E proprio in quel 1979, mentre nel Paese si formava il quinto governo Andreotti, lo stesso Marotta diventava d.s. del Varese. Può bastare per dipingere i due mondi a distanza degli uomini guida di questo derby, i due a.d. di Inter e Milan. Ventidue anni di differenza, ma una conoscenza e una stima vive ancor prima che il pallone li mettesse di fronte", racconta La Gazzetta dello Sport.

MAROTTA - "Eppure dei punti di contatto ci sono: sulle questioni prettamente tecniche, sanno benissimo quando fare un passo indietro per non interferire troppo con chi direttamente si occupa di campo. Il resto è un’estrazione completamente differente. Marotta è nato dentro un campo di calcio, proprio nel senso letterale: a 500 metri dallo stadio Ossola di Varese, sbirciava gli allenamenti grazie all’aiuto del mitico Angelino, il magazziniere. Oggi ha la stessa passione di allora. È cresciuta l’esperienza, ovviamente, così come la capacità di non farsi trascinare dagli eventi. La scelta dei modi e dei tempi nell’usare il bastone e la carota. Marotta è un politico del pallone e del pallone conosce tutto e tutti. Nel mezzo, da Varese fino all’Inter, ha infilato nove scudetti: otto juventini (compreso il 2018-19, costruì lui la squadra) e uno nerazzurro". 

FURLANI - "Nel calcio è partito dal Milan, cioè dalla vetta: nomina ufficiale a novembre 2022, il mercato estivo appena concluso il primo vero banco di prova. Il derby, primo esame: il Milan di oggi è una sua creazione. Al raduno di inizio luglio, a Milanello, le prime parole, una linea programmatica schietta e diretta: «L’obiettivo è essere competitivi in Italia e in Europa». Pochissime altre uscite pubbliche: le dichiarazioni di inizio tournée, per ribadire come l’America e la globalizzazione del marchio fossero tra le priorità del club (concetti espressi in perfetto inglese), altre per ribadire le ambizioni a Espn (in perfetto spagnolo). In questa prima estate da riferimento della società ha viaggiato, telefonato, ricevuto tanti agenti. Nessuno dei nuovi arrivi è costato una follia: è la strategia finanziaria del club, che oggi guida da a.d. Il più giovane delle big, 44 anni, milanese e di provata fede milanista da sempre, tre figli. Laurea in Economia e finanza alla Bocconi e master in Business administration ad Harvard, ex portfolio manager di Elliott (a Londra), nel cda Milan dal 2018: dove tutto è iniziato".



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