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"L'analisi è impietosa, la qualità è calata. Il livello visto in Sudafrica era differente rispetto a quello del 2006 e si è visto. La responsabilità non è di Abete, il presidente fa ciò che può. Il ruolo della Figc è di programmazione e di formazione, il problema coinvolge tutti e anche i club". Giuseppe Marotta, direttore generale della Juventus, analizza la deludente avventura della Nazionale ai Mondiali di Sudafrica 2010. Gli azzurri, arrivati con i galloni di campioni in carica, sono usciti di scena nella prima fase. "L'Italia si può criticare per l'aspetto tecnico-tattico, ma non era all'altezza dal punto di vista psico-fisico", dice il dirigente bianconero a Radio Anch'io lo Sport. "La Nazionale non può fare a meno dei grandi club, che hanno sempre favorito i giocatori ai selezionatori di turno. La qualità odierna dei giocatori è inferiore rispetto a quella di qualche anno fa e in particolare rispetto a quella dei Mondiali tedeschi del 2006", prosegue. "Dopo il fallimento nei Mondiali del 1966 la federazione chiuse le frontiere agli stranieri: fu una decisione azzardata, ma di sicuro bisogna lavorare. È difficile identificare la terapia vincente, ma bisogna analizzare la situazione evidenziando che la qualità non è quella di qualche anno fa", afferma ancora. «Abete, ripeto, non può essere il colpevole di una situazione che coinvolge tutto il movimento calcistico. A mio parere, ad esempio, la Lega calcio dovrebbe essere più presente nella programmazione» relativa alla Nazionale", dice proponendo una linea di azione. L'Italia non è stata l'unica Nazionale europea a fare flop in Sudafrica. »L'uscita di Italia e Francia, finaliste 4 anni fa, ha destato scalpore. La presenza in panchina di Fabio Capello e la struttura della squadra, poi, lasciavano supporre che l'Inghilterra avrebbe potuto fare più strada", dice Marotta soffermandosi sulle altre delusioni del Vecchio Continente.
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